Testimonianze e lettere sulla catastrofe nucleare di Chernobyl aprono nuovi scenari sul più grave incidente della storia.
Reattori che potenzialmente erano pericolosi dalla progettazione e liquidatori esposti alle radiazioni. Testimonianze e lettere sulla catastrofe nucleare di Chernobyl del 26 aprile 1986 in Ucraina settentrionale che ora sono stati declassificati e pubblicati dal National Security Archive americano aprono nuovi scenari sul più grave incidente della storia.
Trentaquattro anni fa, il reattore 4 della centrale nucleare esplose durante un test di sicurezza. Quello che è successe è ormai negli annali di storia. La disinformazione, il sottovalutare il disastro aveva portato a uno spargimento di veleni e la morte di tantissime persone, oltre che la distruzione di qualsiasi cosa fosse in zona, compresa la biodiversità. Elementi radioattivi che contaminarono anche altre zone d’Europa e portarono all’evacuazione di quasi 350mila persone. Ma la verità è rimasta sempre oscura, ma negli anni testimonianze e documenti hanno portato alla luce ciò che successe. Adesso arriva un’ulteriore conferma grazie a una lettera secretata: quello di Chenobyl fu un disastro annunciato.
“Stimatissimo Mikhail Sergheevic! Sono convinto che il pubblico non solo è in grado ma è obbligato a conoscere tutte le circostanze del disastro di Chernobyl, contrariamente ai trucchi di censura dei vari dipartimenti, con i loro interessi e le loro ambizioni. (…) Perché la comunità internazionale ha il diritto a conoscere di più dei nostri eventi che non la nostra stessa popolazione? E se nascondiamo i nomi dei responsabili della catastrofe (gli stessi che oggi praticano la censura), creeremo una copertura per altri potenziali complicazioni nelle prossime progettazioni e costruzioni di impianti nucleari. (…) Con il più profondo rispetto, l’accademico Andrej Sacharov”.
Questa lettera di Sacharov, fisico e premio Nobel, inviata a Mikhail Gorbaciov in data 4 novembre 1988, è uno dei documenti secretati sulla catastrofe nucleare e pubblicati dal National Security Archive americano. Una lettera, che sembra un attacco e che punta il dito contro la disinformazione che le autorità sovietiche hanno portato avanti per coprire l’incidente. Lo scorso agosto erano stati desecretati altri documenti provenienti dalla corrispondenza del Politburo sovietico, dagli archivi del Kgb e della Cia. Qui emerge il fatto che il Politburo, ovvero l’ufficio politico del PCUS sapesse già nel luglio 1986, cioè appena tre mesi dopo il disastro, che il reattore di Chernobyl era ‘destinato’ a finire in “meltdown”. Cioè in pratica oltre agli errori e l’incompetenza dei tecnici, si sapeva già che il reattore aveva un difetto di progettazione. Cosa che emerge nella discussione del Politburo del 3 luglio 1986, presieduta da Gorbaciov, alla presenza tra gli altri del ministro degli Esteri Andrej Gromyko e del premier Nikolaj Ryzhkov, nella quale viene presentata la relazione del capo dell’apposita Commissione investigativa, Boris Shcherbina, che sono state le ‘violazioni delle regole’ a portare all’esplosione, insieme al fatto che i reattori erano pericolosi sin dalla progettazione.
Shcherbina raccomanda di bloccare la costruzione di nuovi impianti nucleari del tipo di quello ucraino intitolato al compagno Lenin: “Le grossolane violazioni delle procedure non sono causate da qualche straordinaria sviluppatasi all’improvviso”, argomenta il capo della commissione. “Gli errori dello staff erano aggravati da difetti nel disegno del reattore: erano questi la causa per la quale il processo si è sviluppato nel massimo incidente ipotizzabile, il più grande nella storia dell’industria dell’energia nucleare”.
E ancora Shcherbina rivela che alla centrale “vi sono stati 104 incidenti nel periodo degli ultimi cinque anni”, di questi “34 causate da violazione operative”. Quindi Chernobyl era un disastro annunciato. Ancora nei documenti ci sono delle rivelazioni sui ‘liquidatori’, ovvero sul personale incaricato della “eliminazione delle conseguenze dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl”. Ci furono 600mila liquidatori, esposti per anni a radiazioni. In una lettera dell’ ottobre del 1986, un gruppo di ‘liquidatori’ inviò da un sanatorio della regione di Kharkov una lettera.
“Il nostro stato di salute non viene controllato da medici familiari con malattie dovute a radiazioni, né sono previsti check-up regolari, i vestiti con quali siamo arrivati d’estate non sono adatti alla stagione in arrivo, e la possibilità di comprare normali abiti invernali è praticamente impossibile, mentre non sappiamo quali possano essere le conseguenze di malattie causate dal freddo.
Quanti liquidatori morirono nessuno lo sa con certezza, ma ancora oggi a distanza di anni, il ministero ucraino ipotizza che si muore ancora per le malattie collegate al disastro nucleare.
Fonti:National Security Archive
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