I braccianti agricoli protestano contro il Decreto Rilancio che discrimina alcuni lavoratori e chiedono ai consumatori di non comprare frutta e verdura
“Cara consumatrice, caro consumatore, il vostro sostegno è linfa per le nostre battaglie, è speranza per la nostra disperazione”. Comincia così il video di Aboubakar Soumahoro, attivista sindacale, che lancia una giornata di sciopero per i diritti e la giustizia dei braccianti agricoli chiedono ai consumatori di fare altrettanto non comprando né frutta, né verdura per tutta la giornata di oggi, 21 maggio.
“Incroceremo le braccia. Anche voi incrociate le braccia come noi, non comprando verdura né frutta. Fate sciopero della spesa per riconoscerci quella dignità di esseri umani che qualcuno si ostina a considerare solo braccia”, dice ancora Soumahoro.
Una protesta indetta dal sindaco di base Usb contro la regolarizzazione varata dal governo, a firma del ministro Bellanova. Un provvedimento che però, da chi lavora nei campi, è stato giudicato insufficiente e che per l’Usb, va a penalizzare alcune categorie rendendole facilmente “ricattabili”.
“Il decreto Rilancio – si legge in una nota del sindacato – non consentirà a noi braccianti, né a tante altre categorie di invisibili e precari, il diritto alla dignità”. Il decreto, ricordiamolo, dà la possibilità ai datori di lavoro di regolarizzare i braccianti che lavorano per 20/30 al giorno, sotto il sole, senza alcun diritto, per 8-9 di fila. Ma alla base della protesta, c’è la mancata regolarizzazione di molti dei migranti che lavorano nei campi italiani senza permesso di soggiorno o con regolare contratto, esclusi dalla cosiddetta ‘sanatoria’ per motivi burocratici.
Nella piana di Gioia Tauro, dove sono presenti numerose Tendopoli ad esempio, la sezione locale dell’USB denuncia che solo una ridottissima percentuale di lavoratori potrà accedere ai requisiti imposti dal decreto, in primis il possesso di un contratto regolare nel 2019 e di un permesso di soggiorno scaduto non prima dello scorso ottobre. Ne risultano esclusi coloro che hanno lavorato senza poter beneficiare di contratti regolari e chi è divenuto irregolare in seguito ai cosiddetti decreti Salvini durante i primi mesi del 2019. Delle condizioni dei braccianti ne abbiamo parlato tante volte, sono gli schiavi dei nostri campi, spesso vivono in baraccopoli e sono annoverati tra gli invisibili. Solo pochi giorni fa, un bracciante aveva chiesto una mascherina per lavorare in sicurezza, ma il datore di lavoro lo aveva picchiato, licenziato e gettato in un canale.
21 maggio – sciopero degli invisibili: parteggiate con noi
Cara consumatrice, caro consumatore, arriva un momento in cui bisogna parteggiare per difendere la comunità umana dalla pericolosa cultura della devalutazione della vita umana. Domani, 21 maggio, parteggiate con noi per i Diritti e la Giustizia sociale. #nonsonoinvisibile
Posted by Aboubakar Soumahoro on Wednesday, May 20, 2020
Per questo oggi si protesta e in molte città simbolicamente verranno consegnati cesti di frutta e verdura alle prefetture, ‘destinati a un governo che non ha voluto raccogliere le grida di dolore degli invisibili, che siano lavoratori o meno’, dice ancora l’USB. Una battaglia a cui sono chiamati anche i consumatori. ‘Fate anche voi lo sciopero della spesa per riconoscere i nostri diritti, ad esseri umani che qualcuno considera solo braccia. Consumatori, uniamoci per affermare l’umanità”. L’hashtag della giornata è #fermiamoicarrelli: per oggi non compriamo né frutta, né verdura.
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