Alle prese con il coronavirus, nessuno sta dando importanza al clima: in aumento gli attacchi fatali di calore e umidità

Un nuovo studio ha rivelato che gran parte del pianeta sta facendo sempre più spesso i conti con attacchi potenzialmente fatali di calore e umidità

Non è il coronavirus che ci distruggerà. Se è vero che il Covid-19 sta mettendo a dura prova praticamente tutti i paesi del mondo, a mettere seriamente a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità sulla Terra è ben altro. Un nuovo studio ha rivelato che gran parte del pianeta sta facendo sempre più spesso i conti con attacchi potenzialmente fatali di calore e umidità.

I cambiamenti climatici sono da tempo sotto gli occhi di tutti ma il coronavirus sembra averci distratti da questa minaccia così pericolosa. Di recente, però, un nuovo studio condotto dagli scienziati della Columbia University ha identificato migliaia di eventi estremi, tutti sintomi di una vera e propria “febbre” che sta colpendo l’intero pianeta e che avrà serie ripercussioni sulla vita umana e animale.

Lo studio

Secondo il nuovo studio, il numero di eventi di umidità e calore potenzialmente fatali è raddoppiato tra il 1979 e il 2017 e sta aumentando sia in termini di frequenza che di intensità. Tali eventi, in aumento in tutto il mondo, potrebbero minacciare la sopravvivenza umana. Per gli scienziati, si stanno già verificando i segnali legati agli scenari peggiori sulle conseguenze del riscaldamento globale.

Gli scienziati hanno identificato migliaia di focolai precedentemente non rilevati in alcune parti dell’Asia, dell’Africa, dell’Australia, del Sud America e del Nord America.

Analizzando i dati delle stazioni meteorologiche dal 1979 al 2017, gli autori hanno scoperto che le combinazioni estreme di calore e umidità sono raddoppiate nel periodo di studio. Ripetuti eventi si sono verificati in gran parte dell’India, del Bangladesh e del Pakistan, nell’Australia nordoccidentale e lungo le coste del Mar Rosso e del Golfo del Messico in California. Le letture più alte, potenzialmente fatali, sono state individuate 14 volte nelle città di Dhahran/Damman, in Arabia Saudita; Doha, Qatar; e Ras Al Khaimah, Emirati Arabi Uniti, coinvolgendo oltre 3 milioni di persone. Anche parti del sud-est asiatico, della Cina meridionale, dell’Africa subtropicale e dei Caraibi sono state colpite.

I focolai finora sono stati limitati ad aree localizzate e sono durati solo poche ore, ma stanno aumentando.

Mix letale di calore e umidità

Tutti noi sappiamo che il calore abbinato all’umidità è più difficile da gestire rispetto a quello “secco”. Secondo lo studio, col passare degli anni i cambiamenti climatici potrebbero far sì che il calore e l’umidità combinati insieme raggiungano livelli mai sperimentati prima dall’uomo. Tali condizioni avrebbero il potenziale per devastare le economie e forse superare i limiti fisiologici della sopravvivenza umana.

“Precedenti studi avevano previsto che ciò sarebbe accaduto tra diversi decenni, ma questo dimostra che sta accadendo proprio ora”, ha detto l’autore principale Colin Raymond, che ha svolto la ricerca come dottorato di ricerca alla Columbia University. “La durata di questi eventi aumenterà e le aree interesserate cresceranno in correlazione diretta con il riscaldamento globale”.

“Potremmo essere più vicini a un vero punto di svolta al riguardo di quanto pensiamo”, ha affermato Radley Horton, ricercatore di Lamont-Doherty e coautore del documento.

Il ritorno della febbre gialla

Secondo un recente studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Tel Aviv, la febbre gialla, ma anche dengue e zika entro il 2030 potrebbero diventare frequenti in Europa a causa della presenza dell’insetto responsabile, Aedes aegypti.

L’Oceano Atlantico sta cambiando come mai era accaduto in 10mila anni

Anche gli oceani, in particolare l’Atlantico, stanno cambiando come mai era accaduto in 10mila anni, e la causa è il riscaldamento globale. Secondo un nuovo studio condotto dagli scienziati dell’University College of London, dall’era industriale vi è stata una forte diminuzione del plancton caratteristico delle acque più fredde. In particolare, studiando i fossili presenti nelle acque profonde, i ricercatori britannici hanno notato che i cambiamenti nella circolazione oceanica potrebbero aver modificato gli ecosistemi dell’ Atlantico come mai era successo.

Caldo insopportabile entro il 2070

Climi desertici ci attendono se continueremo a produrre emissioni inquinanti ai ritmi attuali. Entro i prossimi 50 anni, le aree della Terra che ospitano un terzo della popolazione umana potrebbero sperimentare temperature pari a quelle delle zone più calde del Sahara.  Uno nuovo studio internazionale condotto da scienziati provenienti da Cina, Stati Uniti ed Europa ha messo in guardia: se le emissioni di gas serra non diminuiranno, è questo lo scenario che ci attende nel 2070.

Senza voler minimizzare la pandemia, che oggi ci preoccupa tanto, dovremmo porre attenzione anche ad altri aspetti ad oggi forse meno tangibili ma a lungo termine molto pericolosi per la nostra stessa sopravvivenza sulla Terra.

Fonti di riferimento: Science Advances, Eurekalert

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