In Argentina, da quando è iniziato il lockdown, ci sono stati 22 casi di femminicidio: la violenza sulle donne è più pericolosa del coronavirus stesso
Per fermare il coronavirus è fondamentale rimanere a casa. Ma la casa, può anche essere un luogo pericoloso per le donne che subiscono maltrattamenti. In Argentina, c’è un dato drammatico: da quando è iniziato il lockdown ci sono stati 22 casi di femminicidio: la violenza sulle donne è più pericolosa più dello stesso coronavirus.
I decessi confermati per coronavirus ad oggi in Argentina sono 122. Il lockdown è iniziato il 20 marzo; come riportano i media locali, la maggior parte di coloro che non ce l’hanno fatta sono uomini over 70. Per questo, incrociando questi dati, ne emerge uno ancora più terribile: attualmente 22 tra bambine e donne sono morte e non per il coronavirus, ma perché uccise dai loro partner.
Camila, Priscila, Jesica, Olga. Un lungo elenco di ragazze picchiate, pugnalate, fucilate e perfino impiccate. Neanche l’emergenza ha fermato il femminicidio che continua a mietere vittime tra le mura domestiche. La maggior parte sono state uccise proprio lì, dove ognuno di noi, dovrebbe sentirsi più al sicuro. Molte di loro avevano denunciato i loro aguzzini, ma non sono comunque riuscite a salvarsi.
“La violenza di genere aumenta nella convivenza forzata. Chiediamo che oltre al monitoraggio e l’accompagnamento, la consegna di cibo o sussidi economici, venga anche garantito l’allontanamento dell’aggressore, quando si è in presenza di denuncia”, spiega La Casa del Encuentro.
Dall’inizio della quarantena sono state lanciate iniziative per contenere il fenomeno femminicidi, sono stati intensificati i controlli, i numeri anti-violenza sono attivi, c’è poi una collaborazione con le farmacie che attraverso la frase in codice mascherina 19 intervengono per fermare i soprusi. Eppure, queste donne non ce l’hanno fatta e tanti bambini sono rimasti orfani. Già il 21 marzo, secondo giorno di lockdown in Argentina venivano uccise Susana che più volte aveva segnalato il compagno Raúl e Lorena, di 32 anni pugnalata a casa dal compagno con cui aveva un figlio di 16 anni. E poi ancora, la piccola Anacarla di due mesi uccisa dal suo papà il 26 marzo e Solange di appena due anni impiccata sempre dal padre per ripicca nei confronti della moglie.
Storie agghiaccianti che fanno tremare. Il 31 marzo tocca a María Florencia 39 anni, stuprata e strangolata e ancora Romina, Roxana e María Alejandra Sarmiento, uccisa davanti alla sue figlie. Un lungo elenco che somiglia a un bollettino di guerra che arriva fino all’ultima donna uccisa, Jesica, un’insegnante di 30 anni colpita a morte dal suo ex.
Per questo, Spotlight ha lanciato la campagna #LaOtraPandemia, per denunciare la situazione di tutte quelle donne che sono costrette a stare a casa con i loro aggressori. In Argentina, dall’inizio dell’emergenza e dell’isolamento, c’è stato un aumento delle chiamate al 144 (numero dell’emergenza) del 40%.
“La campagna è importante perché i femminicidi violano il diritto fondamentale alla vita e quella di un’esistenza senza paura . Inoltre, è triste notare che durante il coronavirus, i femminicidi e la violenza di genere non si sono fermati “, dice a Clarín Roberto Valent, coordinatore delle Nazioni Unite in Argentina.
Donne appunto costrette a vivere una doppia emergenza.
“La violenza di genere, domestica, familiare, si sviluppano generalmente in situazioni di confinamento psicologico, dipendenza economica ed emotiva. Questi elementi sono ancora più presenti in situazioni di confinamento fisico tra aggressore e vittima. Questo è valido nel mondo “Intero”, afferma Clarin Aude Maio-Coliche, ambasciatore dell’Unione europea in Argentina. “In Europa, ad esempio, in alcune città è stata vietata la vendita di alcolici, un altro fattore che aggrava le tensioni in casa e rinforza le situazioni violenza preesistente. Le misure per contrastare la pandemia di coronavirus, la quarantena e l’isolamento sociale aggravano le situazioni di violenza”.
Fonti: Clarin/Infobae/Arcgis Covid
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