“Ratto contagioso”: vandalizzata in modo vergognoso auto di medico in prima linea contro Covid-19

A Barcellona, ad una ginecologa impegnata nell'emergenza coronavirus è stata imbrattata l'automobile con l'offesa 'Ratto contagioso'

‘Ratto contagioso’. È questa l’offesa rivolta a una ginecologa di Barcellona, che lavora in un ospedale dove si sono verificati casi di coronavirus e sta prestando soccorso ad alcuni pazienti contagiati. Arrivata nel parcheggio di casa, la donna ha trovato la sua automobile imbrattata da una scritta che lascia poco all’immaginazione.

Su tutta la fiancata con pennarello nero si legge ‘Rata contagiosa’, ovvero topo contagioso proprio in riferimento al fatto che, la ginecologa lavora in ospedale ed è quindi esposta maggiormente al Covid-10. Avevamo già parlato di episodi simili, del fatto che medici, infermieri e operatori sanitari, non solo sono stremati da turni massacranti ma sono anche costretti a subire offese o spesso soprusi. Il gesto è stato immediatamente condannato e ha creato un’ondata di indignazione sui social, che tacciano l’autore della scritta come ‘ignorante’.

Ad Alcázar de San Juan, a Ciudad Real, un altro medico nei giorni scorsi aveva trovato un biglietto sulla porta di casa che lo invitava a trasferirsi altrove durante l’emergenza. “Sappiamo che lavoro fai e lo apprezziamo, ma dovresti anche pensare ai tuoi vicini. Qui ci sono bambini e anziani”. Stesso messaggio ricevuto anche da un dipendente di un supermercato, quotidianamente esposto a rischi. Così com’era successo anche in Italia, dove un’infermiera si era vista rifiutare un affitto per via del suo lavoro in un ospedale della Lombardia.

Ancora, un’altra cassiera in Spagna si è ritrovata sotto la porta di casa un messaggio anonimo, letto anche dal figlio di dieci anni della donna, in cui gli si intimava di allontanarsi per il bene del vicinato. Vi avevamo poi raccontato del vergognoso messaggio lasciato ad una dottoressa di Pisa da qualche vicino. Le si chiedeva di prestare massima attenzione alle norme igieniche negli spazi comuni per evitare di contagiare le persone del palazzo, tra cui una neonata e una donna anziana vedova. A Tolosa, una giovane operatrice socio-sanitaria, Sophie Rainoldi, tornando a casa dal lavoro si è trovata di fronte ad una spiacevole sorpresa: sulla porta di casa c’era un messaggio da parte dei vicini che le chiedevano di lasciare il suo alloggio per la loro “sicurezza”.

Tutte azioni che non solo sono state fermamente condannate da buona parte dell’opinione pubblica, ma su cui le autorità stanno cercando di fare chiarezza. Offese, insulti, messaggi anonimi possono rientrare tra i crimini d’odio. Per fortuna, dall’altro lato esiste una società che plaude al lavoro straordinario di operatori della sanità, ma anche di cassieri, dipendenti, magazzinieri, fattori e tanti altri, che continuano a lavorare per noi e garantire la nostra sicurezza.

Fonti: El National/La Vanguardia/El mundo

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