Se vogliamo preservare il nostro benessere e la nostra salute e non trovarci in futuro a dover fronteggiare nuove epidemie, è essenziale tutelare la natura.
La pandemia da coronavirus che stiamo vivendo si è verificata in modo casuale o è legata alle nostre attività e al nostro impatto sul Pianeta?
Un nuovo rapporto di WWF Italia ha cercato di rispondere a questa domanda e ha concluso che molte delle malattie emergenti sono conseguenza di comportamenti umani errati tra cui la deforestazione, il commercio illegale e incontrollato di specie selvatiche e l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi.
Si stima che circa il 75% delle terre emerse e il 66% degli ambienti marini siano ormai stati modificati dalle attività umane e che circa un milione di specie animali e vegetali siano oggi a rischio estinzione, mentre la popolazione umana è in costante crescita.
Virus, batteri e altri microrganismi svolgono un ruolo fondamentale per il Pianeta e per la nostra salute e sono spesso innocui o addirittura benefici. In alcuni casi però, questi microrganismi risultano pericolosi e, come sta dimostrando il nuovo coronavirus, possono avere conseguenze devastanti sulla salute umana e sull’economia.
La diffusione incontrollata di tali patogeni non è però casuale ma si tratta di un effetto boomerang dovuto alla distruzione degli ecosistemi: il nuovo coronavirus, così come pure l’influenza aviaria, l’influenza suina, Sars, Ebola, AIDS e altri microrganismi patogeni, si sarebbe diffuso per colpa dell’uomo.
Questi virus infatti sono riusciti a passare dagli animali selvatici alla specie umana – fenomeno noto come spillover – a causa della progressiva distruzione degli ecosistemi.
Il passaggio di patogeni dagli animali all’uomo è reso più facile dalla distruzione di foreste, praterie, torbiere, bacini fluviali e altri ecosistemi.
Abbattere alberi e creare vie di accesso a luoghi incontaminati delle foreste, ad esempio, espone l’uomo a nuove forme di contatto con microorganismi e specie selvatiche. L’esposizione viene poi aumentata dal commercio di animali selvatici come scimmie, uccelli e pangolini, che determina maggiori contatti tra animali, tra animali e patogeni e tra animali e uomo.
A questo si aggiungono l’estinzione di specie animali e la creazione di habitat artificiali o poveri di natura e biodiversità e con un’alta densità umana. I virus hanno bisogno di ospiti per diffondersi ed evolversi e, in queste condizioni, l’uomo diventa il vettore migliore per tali patogeni.
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Posted by Università degli Studi di Padova on Wednesday, March 11, 2020
Stiamo vivendo una situazione che sta sconvolgendo le nostre vite, oltre a mettere a dura prova il nostro sistema sanitario ed economico, quello sociale e culturale. In questo contesto, dovremmo riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e rivedere il nostro rapporto con l’ambiente e la natura.
Se vogliamo preservare il nostro benessere e la nostra salute e non trovarci in futuro a dover fronteggiare nuove epidemie, è essenziale tutelare la natura, conservare le aree ancora incontaminate e ripristinare gli habitat danneggiati dalle nostre attività.
Fonte di riferimento: WWF Biodiversità e pandemie
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