La fauna selvatica torna a popolare Fukushima: senza l’attività umana gli animali vivono meglio nonostante le radiazioni

Nelle aree radioattive di Fukushima gli animali selvatici sopravvivono meglio che nelle zone abitate, lo ha svelato una ricerca.

Nella zona di evacuazione di Fukushima, il cui accesso è vietato all’uomo per salvaguardarne la salute, tornano a vivere gli animali selvatici. Un nuovo studio dell’Università della Georgia pubblicato su Frontiers in Ecology and the Environment ha scoperto oltre 20 specie, tra cui cinghiali, lepri giapponesi, macachi, fagiani, volpi e procioni, in diverse aree del paesaggio.

Il professore associato UGA James Beasley ha affermato a tal proposito:

“I nostri risultati rappresentano la prima prova che numerose specie di animali selvatici sono ora abbondanti in tutta la zona di evacuazione di Fukushima, nonostante la presenza di contaminazione radiologica”.

E a quanto pare gli animali selvatici qui sopravvivono benissimo, soprattutto perché sono al riparo dall’uomo. Sarebbe questo infatti il segreto della loro sopravvivenza nelle aree disabitate esaminate dal team di lavoro, in totale 3, una completamente vietata agli esseri umani dal governo per via degli alti livelli di radiazioni, una con accesso limitato, la terza aperta all’uomo e anche abitabile.

Grazie alle riprese effettuate tramite oltre un centinaio di telecamere, sono state raccolte 46.000 immagini di cinghiali in 120 giorni, di cui 26.000 immortalati nell’area disabitata, 13.000 nell’area ristretta e solo 7.000 nella zona abitata. Ma c’erano anche procioni, scimmie e la martora giapponese.

fukushima

Questi risultati, a cui il team è giunto prendendo in esame gli effetti delle radiazioni non sui singoli animali ma sulle popolazioni di animali selvatici, considerando variabili quali la distanza dalla strada, il tempo di attività e di vegetazione, variabili che rispettavano i modelli comportamentali standard degli animali esaminati, hanno permesso di individuare i fattori che hanno maggiormente influenzato la loro presenza nelle aree interessate.

E si è capito che il livello di attività umana, l’elevazione e il tipo di habitat hanno influito su di essa più dei livelli di radiazioni. Un risultato che fa riflettere!

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