Approvato l’emendamento al Ddl Bilancio che prevede un bonus per l’acquisto di latte artificiale da erogare fino al sesto mese di vita del neonato.
La manovra incassa l’ok in commissione al Senato e con essa viene approvato l’emendamento al Ddl Bilancio che prevede un bonus per l’acquisto di latte artificiale. Nei prossimi mesi, quindi, dovrebbe arrivare un sostegno economico fino a 400 euro all’anno – da erogare fino al sesto mese di vita del neonato – a coloro che non possono allattare per determinate patologie.
Solo a marzo, con un decreto del Ministero della Salute, si conosceranno poi i requisiti economici richiesti per avere diritto al bonus e quali i tipi di impedimenti all’allattamento al seno che lo renderanno attuabile.
Ciò significa che le norme riguardanti chi può beneficiare di questo bonus verranno stabilite soltanto con un decreto ministeriale ad hoc, col quale si deciderà anche per quali impedimenti all’allattamento al seno può essere erogato. L’ipotesi è che verranno incluse varie condizioni patologiche, compresi i casi di ipogalattia e agalattia.
Ma siamo sicuri che è la via giusta?
Le ricerche continuano a dimostrare che l’allattamento al seno è l’opzione nutrizionale ideale per i bebè e non solo: allattare al seno è il mezzo più sano ed economico per nutrire i nostri bimbi. Inoltre è stimato che la percentuale delle mamme che non può allattare per problemi fisici è veramente piccolissima, stimata intorno al 5%, e che basterebbe un sostegno concreto nell’avviamento dell’allattamento a partire dai primi attimi di vita, direttamente nell’ospedale e soprattutto dopo tornati a casa, incentivando magari i consultori (che invece stanno chiudendo in tutta Italia).
È per questo che incentivare il ricorso al latte materno piuttosto che erogare fondi per il sostituto sarebbe stato il vero investimento sulla salute e sull’economia delle persone (al di là dei 400 euro, il latte in formula continuerà comunque a costare tantissimo, visto che in Italia c’è anche una legge che proibisce di scontare e promuovere il latte formulato di tipo 1).
Lo hanno già sostenuto in un rapporto l’Unicef e l’Organizzazione Mondiale della Sanità e ora più che mai ne sono convinti i pediatri dell’Acp.
Occorre chiedersi “se esistono precise patologie mediche, quindi diagnosticabili, che comportano la impossibilità di allattare al seno. E se la diffusione di tali patologie sia tale da meritare un provvedimento legislativo. […]
Che il provvedimento rischi di fare diminuire l’allattamento al seno è evidente, e Acp ricorda che la proposta va contro le indicazioni di tutte le società scientifiche e dell’OMS, ed è in evidente contrasto con lo spirito del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno”, dicono dalla Acp.
In Italia il rischio per il neonato di non essere allattato al seno è già alto in alcune aree del Paese. “La percentuale di bambini allattati esclusivamente al seno nei primi 4 mesi passa dal 44% della provincia autonoma di Trento o dal 40% della Toscana, al 16% della Campania, al 17% della Calabria e della Sicilia”, spiegano da Acp. Mentre i benefici dell’allattamento al seno nell’immediato e nel futuro del bambino sono pieni di evidenze scientifiche”.
L’Italia controcorrente approva un provvedimento che farà diminuire l’allattamento al seno e va contro le indicazioni di tutte le società scientifiche e dell’OMS, dunque, siamo alle solite?
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