Gabbie finalmente vuote e stop all'uccisione di visoni in uno degli allevamenti più grandi d'Italia. Succede nello stabilimento di Luisana Conco, in provincia di Vicenza, dove fino a marzo scorso si consumava il massacro di animali destinati a diventare pellicce.
Gabbie finalmente vuote e stop all’uccisione di visoni in uno degli allevamenti più grandi d’Italia. Succede nello stabilimento di Luisana Conco, in provincia di Vicenza, dove fino a marzo scorso si consumava il massacro di animali destinati a diventare pellicce.
A darne notizia è Essere Animali, l’organizzazione che da anni si occupa del benessere animale e che ha filmato le condizioni dei visoni negli allevamenti italiani, lanciando anche la campagna per salvarli e per ottenere l’introduzione di una legge tutta italiana per fermare gli allevamenti.
Ciò che succede al loro interno ve l’abbiamo raccontato tante volte: visoni rinchiusi al buio in minuscole gabbie, costretti a vivere tra cadaveri, escrementi e topi. Tantissimi animali sono morti, solo qui oltre 30mila, ma la consolazione è che nessun altro finirà nell’allevamento dell’orrore. Abbiamo chiesto all’organizzazione che fine avessero fatto i visoni e questa è la risposta: “L’allevamento è arrivato a fine ciclo perché non si è proceduto alla riproduzione”.
Tutto era iniziato nel 2015, quando Essere Animali, oltre a richiedere controlli sulle condizioni degli animali, aveva segnalato all’ULSS7 della Regione Veneto e al Comune di Luisana Conco anche la presenza di manufatti in amianto all’interno dell’allevamento, sollecitandone la rimozione. L’intervento di bonifica è stato fatto e ha portato allo smantellamento di decine di tettoie realizzate con il materiale cancerogeno, sotto le quali venivano allevati i visoni.Ora gli atti del Dipartimento di Prevenzione, Servizio Igiene degli Allevamenti e Produzioni Zootecniche dell’ULSS7 attestano che l’allevamento, uno dei più grandi d’Italia, ha dichiarato la sospensione dell’attività.
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“Con la nostra segnalazione siamo riusciti ad evitare la morte di migliaia di visoni. Se l’allevamento fosse attivo procederebbe agli abbattimenti proprio in questi giorni. Verso fine novembre infatti negli allevamenti di visoni i cuccioli vengono uccisi per diventare pellicce, inseriti in camere a gas dove muoiono per asfissia. Il fatto che nell’allevamento di Luisana Conco ciò non accada più ci riempie di gioia”, dichiara Essere Animali.
Secondo l’organizzazione, è difficile che l’attività riprenda perché ciò comporterebbe costi non indifferenti.
“Improbabile un investimento economico così importante in un mercato, quello delle pellicce, oggi in crisi globale per la mutata sensibilità dei consumatori, sempre più attenti alle sofferenze degli animali. E questo si riflette anche sulle politiche dei governi. Gli allevamenti di animali da pelliccia sono vietati, o normati così rigidamente da non essere di fatto realizzabili, in ben 15 stati europei. Ora serve una legge nazionale anche in Italia”, chiosa.
Per fare un quadro della situazione, in Italia gli allevamenti di animali da pelliccia, tutti di visoni, sarebbero circa una ventina. Negli ultimi anni almeno altri 5 allevamenti hanno cessato l’attività e la produzione nazionale è passata da 160.000 a 145.000 visoni uccisi. Come dicevamo, le pellicce fortunatamente non piacciono più, i consumatori sono stanchi delle sofferenze a cui sono sottoposti i nostri amici animali. Stilisti come Prada, Giorgio Armani, Versace, Gucci e molti altri hanno eliminato le pellicce animali dalle proprie collezioni, una scelta voluta anche dalla Regina Elisabetta. E il mese scorso per la prima volta un paese, la California, ha vietato anche la vendita di pellicce.
“Mentre assistiamo a una svolta epocale in quasi tutto il mondo, in Italia la discussione di un divieto di allevamento è da anni rimandata, nonostante vi siamo tre proposte di Legge appoggiate, perlomeno nei programmi, dai maggiori partiti e dai loro rappresentanti. Chiediamo coerenza, migliaia di visoni continuano a morire negli allevamenti italiani”, conclude Essere Animali.
Foto: Essere Animali
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