Contro il bullismo l’intelligenza emotiva entra nelle scuole italiane: 200.000 Euro l’anno per formare gli insegnanti

Via libera all'emendamento sulla legge sul bullismo che porterà all'introduzione della formazione dei docenti sulla materia di "intelligenza emotiva".

Bullismo nelle scuole: via libera all’emendamento sulla legge riguardante il bullismo che porterà all’introduzione della formazione dei docenti sulla materia di “educazione all’intelligenza emotiva”. Si parla di fondi da 200mila euro l’anno dal 2020 al 2022.

Quasi sulla scia delle scuole danesi in cui impara l’empatia, si parla di moduli formativi specifici relativi all’educazione in materia di intelligenza emotiva volti a formare gli insegnanti e quindi educare i ragazzi a riconoscere i sentimenti propri e quelli altrui e gestire positivamente azioni e relazioni.

Finalmente, con un ritardo clamoroso, l’intelligenza emotiva entra a scuola per trasformare il clima d’odio che giunge fin dentro le aule dei nostri ragazzi. Condivido profondamente le parole del Presidente Mattarella quando dice che nel nostro Paese la solidarietà deve vincere l’odio“, scrive Luigi Gallo, Presidente Commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera, che parla di fondi di 200mila euro l’anno dal 2020 al 2022.

E in effetti, prevedere dei fondi per fare in modo che docenti e studenti imparino il linguaggio dell’emotività e la comunicazione non violenta è un buon segnale che potrebbe aiutare non solo a prevenire e contrastare fenomeni di bullismo e cyberbullismo, ma anche a sottrarre i ragazzi alle maglie di un odio inspiegabile.

Cosa c’entra l’intelligenza emotiva con il bullismo?

Sembrano due concetti distinti, eppure vanno di pari passo. È ormai conclamato che l’educazione alla legalità è tanto più efficace quanto più si trova affiancata da iniziative che promuovano lo sviluppo della cosiddetta intelligenza emotiva.

Secondo Daniel Goleman, intelligenza emotiva è “la capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni; di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; e ancora, la capacità di essere empatici e di sperare (…). La vita emotiva è una sfera che, come sicuramente accade nel caso della matematica o della letteratura, può essere gestita con maggiore o minore abilità, e richiede un insieme di competenze esclusive“. (Intelligenza Emotiva, 1996).

Ecco allora, che l’intelligenza emotiva potrebbe trovarsi alla base di nuove abilità sociali e di vita e del conseguente adeguato adattamento nelle relazioni con compagni e insegnanti. Il tutto, poi, porterebbe anche a un buon rendimento scolastico.

Cosa si farebbe allora in classe? Si aiuterebbero i ragazzi a rendersi coscienti delle proprie emozioni, in modo che possano gestirle e controllarle. A elaborare, insomma, queste emozioni correttamente, nel tentativo di eliminare quel certo substrato di sofferenza dal quale potrebbero scaturire comportamenti devianti.

Potrà questo emendamento aiutare bimbi e adolescenti a conoscersi più a fondo e, soprattutto. a porre un freno al crescente clima di odio? Tutto sta a crederci, ricordandoci che educare i bambini alla felicità e al rispetto è una cosa che parte dalle nostre stesse famiglie.

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Germana Carillo

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