Gli impianti eolici producono emissioni di un gas serra più dannoso della CO2. Sebbene esistano alternative, le aziende sono restie ad adottarle
Le turbine eoliche e le stazioni di commutazioni degli impianti elettrici contengono un gas serra estremamente pesante e dannoso utilizzato come materiale isolante, ma ogni anno, centinaia di chili di questo esafluoruro di zolfo (SF6) penetra nell’atmosfera.
Gli impianti elettrici, compresi quelli eolici, immetterebbero in atmosfera uno dei gas serra più dannosi che conosciamo contribuendo ad aumentare le emissioni in atmosfera. Si tratta dell’esafluoruro di zolfo, o SF6, un gas economico e non infiammabile, inodore e incolore largamente utilizzato dagli anni ‘60 in poi per isolare grandi centrali elettriche allo scopo di prevenire cortocircuiti e incidenti. Il gas ad oggi viene spesso utilizzato anche all’interno delle turbine eoliche per ridurre il rischio di corto circuiti, come confermato anche da tre ei più grandi costruttori internazionali di apparecchiature di trasmissione come ABB, Siemens e General Electric.
Purtroppo questo gas contribuisce al riscaldamento globale più di qualsiasi sostanza nota, addirittura 23.500 volte in più dell’anidride carbonica. Un solo chilogrammo di SF6 in atmosfera riscalda la Terra quanto 24 viaggi aerei da Londra a New York.
Inoltre questo gas persiste a lungo nell’atmosfera, poiché trattandosi di un gas sintetico, non viene assorbito o distrutto in modo naturale. Dunque il SF6 può avere effetto sul riscaldamento globale per almeno mille anni.
Il rilascio dell’esafloruro di zolfo avviene a causa di perdite di centrali elettriche e impianti eolici.
Nel settembre scorso l’emittente britannica BBC ha definito l’SF6 , “lo sporco piccolo segreto” delle energie rinnovabili dopo che due università britanniche avevano pubblicato stime allarmante su un aumento dell’uso e delle perdite di questo gas in tutto il mondo.
Secondo le stime effettuate dal Dr. Matt Rigby dell’Università di Bristol, nel solo 2017 le perdite hanno portato a emissioni di SF6 parti a 6,73 milioni di tonnellate di CO2, praticamente quanto rilasciano 1,3 milioni di auto.
Al momento le concentrazioni nell’atmosfera sembrano essere comunque contenute anche se probabilmente sono sottostimate. Infatti, ogni paese dovrebbe comunicare annualmente alle Nazioni Unite quanto SF6 utilizza, ma gli scienziati hanno scoperto che in alcuni paesi le concentrazioni di SF6 in atmosfera sono 10 volte superiori a quelle dichiarate nei rapporti.
Inoltre, considerando il ritmo con cui sta crescendo il ricorso all’energia elettrica, le emissioni potrebbero aumentare del 75% entro il 2030.
Le maggiori emissioni di questo gas sono dovute ai grandi impianti delle centrali elettriche, ma l’aumento delle connessioni dato dallo sviluppo delle rinnovabili e la presenza nelle turbine del gas sta acuendo il problema.
Se è così dannoso, perché l’SF6 non viene vietato? Questo composto fa parte del gruppo dei gas fluorurati. Nel 2014 la Commissione europea ha cercato di vietare alcune di queste sostanze dannose per l’ambiente, compresi i gas di refrigerazione e di condizionamento dell’aria.
C’è stata però una forte opposizione da parte delle industrie europee e, come dichiarato dall’eurodeputato olandese Bas Eickhout, allora responsabile del tentativo di regolare i gas fluorurati, l’Europa si è dovuta arrendere alla lobby dell’industria elettrica.
“Il settore elettrico è stato molto deciso nel sostenere che se desideriamo una transizione energetica e vogliamo utilizzare più elettricità, avremo bisogno di più dispositivi elettrici e di conseguenza di più SF6. In alternativa, la transizione energetica sarebbe troppo rallentata”, ha spiegato Eickhout.
Tutti i paesi stanno infatti cercando di ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili, universalmente riconosciuti come dannosi per il clima.
Nel tentativo di combattere la crisi climatica, se prima le grandi energie elettriche funzionavano a carbone, ora si cercano soluzioni alternative e si cerca di ricorrere a fonti miste di energia rinnovabile, come il vento o il sole, usate per produrre energia elettrica. Questo ha comportato maggiori connessioni alla rete elettrica e di conseguenza una maggiore necessità di prevenire incidenti gravi.
Sono stati dunque installati un maggior numero di dispositivi di sicurezza con un aumento dell’impiego dell’SF6
Gli esperti concordano sul fatto che purtroppo esistono pochissime soluzioni all’SF6 per le applicazioni negli impianti ad alta tensione e che al momento non sia possibile ricorrere a un’alternativa poiché nessun altro composto ha dimostrato di essere efficace e sicuro per un lungo periodo e le aziende non vogliono assumersi il rischio di testare sostanze che non offrono garanzie nel prevenire incidenti.
Se dunque ancora non possiamo parlare di vere alternative per quando riguarda le grandi centrali elettriche ad alta tensione, che rappresentano la maggioranza delle emissioni di questo gas, esistono però soluzioni per gli impianti di media tensione e le turbine eoliche anche se purtroppo poche aziende sono disposte a utilizzare alternative meno dannose.
La società Scottish Power Renewables ad esempio ha installato uno dei più grandi parchi eolici del mondo dove le turbine non contengono gas SF6.
Anche la società elettrica Eaton produce dispositivi di sicurezza senza utilizzare l’SF6 e, secondo Louis Shaffer – direttore commerciale dell’azienda- il motivo per cui altre realtà non adottano alternative non è né legato a questioni tecniche né economiche, ma a una sorta di resistenza nel non voler affrontare un cambiamento che non viene visto come necessario.
L’ufficio dei mercati del gas e dell’elettricità britanico Ofgem ha fatto sapere che:
“Stiamo utilizzando una gamma di strumenti per assicurarci che le aziende limitino il loro uso dell’SF6, un potenziale gas serra, laddove ciò è nell’interesse dei consumatori di energia.
Ciò include finanziamenti e incentivi per la sperimentazione, l’innovazione e la ricerca di alternative, premi per chi rispetta limiti di emissioni e penalizzazioni per chi invece non li rispetta”.“L’esafluoruro di zolfo è senz’altro una sostanza nociva come evidenziano gli studi scientifici di settore, ma che fa parte di tutti gli impianti industriali elettrici oltre a trovarsi in altre applicazione – ci tiene a precisare in una nota successiva a questo articolo Simone Togni, Presidente delL’ANEV – Non è appannaggio esclusivo del settore eolico Consapevoli del fatto che qualsiasi tecnologia oggi esistente per la produzione di energia elettrica comporta degli impatti, sappiamo per certo grazie alle evidenze scientifiche esistenti che l’energia eolica è tra le fonti più vantaggiose dal punto di vista ambientale per la produzione di energia”.
L’Unione europea rivedrà l’uso dell’SF6 il prossimo anno ed esaminerà se sono disponibili alternative. Tuttavia, anche gli esperti più ottimisti non credono si possa arrivare a un divieto dell’uso di questa sostanza prima del 2025.
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Tatiana Maselli