Che ci fa tutta quella plastica italiana stoccata illegalmente in un distributore di benzina in Polonia?

Tonnellate di plastica proveniente dalla nostra raccolta differenziata, sono state traportate e abbandonate in Polonia dall'Italia, anziché essere riciclate

Dove va a finire la plastica che ogni giorno mettiamo nella raccolta differenziata? Secondo una nuova indagine di Greenpeace Italia, molta della plastica che crediamo venga riciclata, finisce in realtà in discariche oltreconfine, dove arriva illegalmente.

Dopo la denuncia dello scorso settembre di un sito illegale di stoccaggio di rifiuti di plastica in Turchia, l’unità investigativa di Greenpeace ha scoperto un centinaio di balle di rifiuti abbandonate in un ex distributore di carburante a sud della Polonia, nella zona di Gliwice.

Rifiuti italiani Polonia

La maggior parte dell’immondizia trasportata illegalmente in Polonia è costituita da plastica e almeno la metà proviene dalla raccolta differenziata di rifiuti urbani italiani.

Le immagini scattate sul posto non lasciano dubbi: tra i rifiuti sono ben leggibili le etichette di noti prodotti italiani.

Rifiuti italiani Polonia

Rifiuti italiani PoloniaRifiuti italiani Polonia

«Ciò che abbiamo documentato in Polonia è inaccettabile e vanifica gli sforzi quotidiani di migliaia di cittadini nel separare e differenziare correttamente i rifiuti in plastica.
Questo caso conferma ancora una volta che il sistema non riesce a gestire in modo appropriato l’enorme quantità di rifiuti in plastica. Riciclare non è la soluzione, è necessario ridurre subito la produzione a partire dalla frazione spesso di difficile riciclo, rappresentata dall’usa e getta , ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Tra i responsabili, identificati dall’etichettatura sulle balle di rifiuti, la ditta Di Gennaro S.p.A., centro di selezione che opera anche all’interno della filiera Corepla.

Stoccaggio rifiuti italiani Polonia

La spedizione effettuata dall’azienda Di Gennaro S.p.A., tramite l’intermediario AGF Umbria, riguarda oltre 45 tonnellate di plastica provenienti dalla nostra raccolta differenziata ed è al centro di un contenzioso che dura da più di un anno tra Polonia e Italia.

Le autorità polacche hanno consegnato all’Unità investigativa di Greenpeace un dossier con i nomi delle aziende italiane e polacche coinvolte, la natura dell’illecito e i tentativi finora vani che la Polonia sta facendo da oltre dodici mesi per chiedere al nostro Paese di riprendersi la propria immondizia.

Già a giugno del 2018, infatti, l’Ispettorato generale per la protezione ambientale polacco ha rilevato e contestato alle autorità italiane delle anomalie nella spedizione: per l’ispettorato, si tratta di un trasporto illegale di rifiuti, poiché l’immondizia è stata scaricata in un sito diverso da quello indicato nei documenti e ai rifiuti è stato attribuito un Codice Europeo del Rifiuto (CER) errato.

Nei mesi successivi, l’Ispettorato polacco ha inviato due lettere all’ente UOD Autorizzazioni Ambientali e Rifiuti di Napoli allegando le prove del trasporto illegale di rifiuti dall’Italia alla Polonia.
L’autorità italiana sostiene però che i rifiuti siano stati recuperati in modo legale e l’UOD nega che si siano prove ufficiali che la spedizione sia stata eseguita illegalmente e che i rifiuti siano stati scaricati al di fuori dell’impianto di recupero.
Dello stesso avviso sono le aziende AGF Umbria e Di Gennaro S.p.A., secondo quanto riferito da Greenpeace.

“Sulla carta è previsto che chi produce un rifiuto debba anche avere comunicazione di come sia stato smaltito. E questo avviene sempre stando ai documenti. Ma un controllo di tutte queste fasi, non sempre c’è”, ha commentato Roberto Pennisi, Sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia.

“Un controllo sul campo, come quello fatto da Greenpeace, e non solo a livello di documenti, può rivelare dettagli importanti che potrebbe aiutare a risolvere questa disputa internazionale e recuperare, in modo corretto, rifiuti che oggi invece giacciono abbandonati nell’ambiente”, ha concluso Giuseppe Ungherese.

 

Rifiuti italiani Polonia

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Tatiana Maselli

Photo credit: Greenpeace Italia

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