Non è reato rubare animali per salvarli dai maltrattamenti, la sentenza della Cassazione su Green Hill

La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per furto emessa in appello contro gli animalisti che hanno liberato i beagle da Green Hill

La Corte di Cassazione ha annullato la condanna di 12 animalisti che nell’aprile del 2012 avevano sottratto 67 beagle dall’allevamento di Green Hill.

Gli attivisti si erano introdotti furtivamente all’interno dell’allevamento lager durante un corteo a Montichiari, portando in salvo decine di cani vittime di sperimentazione e maltrattamenti, tra le lacrime di gioia e commozione dei numerosi presenti.

Tre mesi dopo, l’allevamento fu sottoposto a sequestro e i 2500 cani detenuti nella struttura furono e affidati alla custodia giudiziaria di LAV e Legambiente che si occuparono di trovare loro una sistemazione idonea a garatire il loro benessere, presso famiglie o strutture specializzate.

Nel 2016 arrivarono le prime condanne contro i dipendenti dell’allevamento, accusati di crudeltà verso gli animali e uccisione ingiustificata degli esemplari e contemporaneamente, anche gli animalisti intervenuti per liberare gli animali furono denunciati.

Accusati di furto, gli attivisti furono riconosciuti colpevoli dal Tribunale di Brescia nel 2015, sentenza poi confermata nel 2018 in appello. Gli attivisti hanno presentato ricorso e oggi la Cassazione si è finalmente pronunciata annullando la condanna.

I giudici hanno infatti stabiilito che il gesto degli attivisti non è equiparabile a un furto in abitazione, come era stato deciso in appello.
La liberazione dei beagle non è stato un gesto premeditato e non ha portato un vantaggio agli attivisti: si è trattato di un atto compiuto per salvare gli animali dai maltrattamenti e non per impossessarsi indebitamente dei cani.

“L’uomo ha sempre manifestato verso gli animali, in quanto essere senzienti, un senso di pietà e di protezione, quando non anche di affetto. Da qui l’esistenza, in tutte le epoche storiche, di precetti giuridici, essenzialmente di natura pubblicistica, posti a salvaguardia e a tutela degli animali”, di legge nella sentenza pubblicata pochi giorni fa.

La Corte di Cassazione ha dunque annullato la sentenza perché gli attivisti non hanno agito per un loro tornaconto ma solo per gli interessi degli animali, quindi non si tratta di reato di furto. Ora la Corte d’appello che dovrà riesaminare il caso e pronunciarsi in merito con una nuova sentenza.

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