Uno studio ha testato i filtri di tè in plastica rilevando il rilascio di miliardi di microplastiche in acqua durante l'infusione.
Una minuziosa indagine svolta nel 2019 da alcuni studiosi ha messo sotto la lente di ingrandimento i filtri di tè in plastica rilevando il rilascio di miliardi di microplastiche in acqua durante il processo di infusione
La crescente presenza di materie plastiche di dimensioni micro e nano nell’ambiente e nella catena alimentare è fonte di crescente preoccupazione sia per la salute del Pianeta che per quella di animali ed esseri umani. Sebbene i consumatori stiano diventato sempre più attenti all’ambiente e si impegnino a ridurre il consumo della plastica monouso, i produttori continuano a investire proprio nella plastica e alcune aziende stanno addirittura sostituendo gli imballaggi realizzati con materiali più ecologici con imballaggi di plastica.
È il caso, ad esempio, dell’industria del tè, dove alcuni produttori hanno deciso di ricorrere a bustine di plastica anziché alle tradizionali bustine di carta.
Il problema della plastica nei filtri del tè è sempre esistito, poiché spesso per sigillare l’imballaggio di carta si utilizzano fibre termoplastiche come il propilene.
Queste nuove bustine contengono però fino al 25% di plastica ed è lecito domandarsi se questa plastica finisca nella tazza del tè, viste le alte temperature di infusione.
A questo quesito hanno risposto i ricercatori della McGill University di Montreal, attraverso uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista American Chemical Society, Environmental Science & Technology.
L’obiettivo dello studio era proprio quello di determinare se i filtri di tè in plastica rilasciassero micro e nanoplastiche durante il processo di infusione.
I ricercatori hanno effettuato delle prove su quattro tipi di tè diversi confezionati in buste di nylon e altri materiali plastici. Dopo aver rimosso le foglie di tè dai filtri, hanno immerso le bustine in acqua a 95°C scoprendo che una singola confezione è in grado di rilasciare circa 11,6 miliardi di microplastiche e 3,1 miliardi di nanoplastiche in una tazza di tè, livelli molto più alti rispetto a quelli riscontrati in altri alimenti.
Gli scienziati non sanno ancora quali conseguenze possa avere sugli uomini l’ingestione di quantità così elevate di particelle di plastica, ma una prima valutazione della tossicità acuta sulle pulci d’acqua (Daphnia magna) ha mostrato che l’esposizione alle sostanze rilasciate dalle bustine di tè ha effetti negativi sul comportamento e sullo sviluppo.
Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per determinare se nell’uomo si verifichino o meno effetti collaterali simili, è noto che ingeriamo almeno 5 grammi al giorno di plastica attraverso cibo e bevande e questo non può che destare preoccupazione.
Le microplastiche sono infatti in grado di penetrare nel flusso sanguigno e nel sistema linfatico e potrebbero influenzare la risposta immunitaria, la sintesi di ormoni e la riproduzione, agire da procancerogeni, danneggiare il fegato o causare ritardi dello sviluppo.
Viste le elevate dosi di particelle di plastica estratte durante l’estrazione in acqua calda del tè, i ricercatori suggeriscono di acquistare infusi confezionati in filtri di carta o, ancora meglio sfusi, per limitare la già elevata esposizione a micro e nanoplastiche.
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