Gli organismi fotosintetici aumentano la disponibilità di ossigeno negli oceani creando una camera iperbarica che consente ai pesci di sopravvivere
Il riscaldamento globale causa, tra le altre cose, l’innalzamento della temperatura degli oceani mettendo in difficoltà gli animali marini.
Un aumento della temperatura determina infatti in pesci, granchi, stelle marine e in altri esemplari che vivono nell’ambiente marino un maggior consumo di ossigeno per sostenere il metabolismo accelerato dal calore.
Nelle acque più calde, però, l’ossigeno tende a essere meno solubile e dunque la sua disponibilità è minore.
Come possono sopravvivere quindi gli animali marini in queste condizioni? La risposta arriva da un recente studio svolto dai ricercatori dell’Università di Padova in collaborazione con l’Università delle Scienze e delle Tecnologie dell’Arabia Saudita.
Gli scienziati hanno monitorato per dodici mesi le acque del Mar Rosso, registrando temperatura e concentrazione di ossigeno a intervalli regolari.
Le misurazioni sono state effettuate in tre diverse aree costiere in cui erano presenti rispettivamente una barriera corallina, praterie di fanerogame marine e foreste di mangrovie.
I ricercatori hanno scoperto che nelle ore più calde del giorno, l’ossigeno disciolto nell’acqua aumenta, raggiungendo l’iper-ossigenazione proprio quando la temperatura è più elevata.
Questo è reso possibile dalla presenza di vegetazione, che non solo garantisce l’ossigeno necessario agli animali marini, ma produce un eccesso di ossigeno fino 2,5 volte più della concentrazione di saturazione.
“I nostri dati mostrano che i livelli di ossigeno disciolto fluttuano fortemente nell’acqua del Mar Rosso, raggiungendo l’iper-ossigenazione durante le ore più calde del giorno. L’ossigeno disciolto può anche essere pari al 200-250% della concentrazione di saturazione, un valore enorme.
Questo eccesso di ossigeno è prodotto dagli organismi foto-sintetizzatori e trasforma l’acqua nell’equivalente di una camera iperbarica nelle ore più calde», ha spiegato Alberto Barausse, uno dei ricercatori coinvolti nello studio.
Gli organismi fotosintetizzanti creano quindi una sorta di camera iperbarica e grazie all’ossigeno da essi prodotto, gli animali che vivono nelle acque aumentano la propria tolleranza al calore.
I ricercatori hanno dunque ricreato le condizioni incontrate nel Mar Rosso e hanno confrontato l’effetto dei cambiamenti di temperatura su granchi, stelle marine, pesci, bivalvi e cetrioli di mare in acquari diversi, con e senza piante acquatiche.
L’esperimento in laboratorio ha confermato l’ipotesi iniziale: in presenza di organismi fotosintetici gli animali rispondono meglio agli stress termici e grazie all’aumento di ossigeno riescono a sopravvivere ad aumenti di temperature oltre i 4°C.
Questo chiaramente non significa che il riscaldamento delle acque non sia un problema e non ci esime dal cercare soluzioni rapide ed efficaci per ridurre il riscaldamento globale.
I risultati dello studio sottolineano quanto sia importante tutelare e ripristinare organismi fotosintetici minacciati da inquinamento e attività umane come le barriere coralline, le foreste di mangrovie e le praterie di fanerogame marine.
Proteggere queste specie fa sì che gli altri organismi marini riescano a sopravvivere al riscaldamento delle acque, fermo restando che occorre trovare soluzioni concrete per fermare l’innalzamento della temperatura.
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Tatiana Maselli