In Giappone riprende la tristemente nota caccia annuale ai delfini nella città costiera di Taiji, dove si trova la cosiddetta Baia della morte.
In Giappone riprende la tristemente nota caccia annuale ai delfini nella città costiera di Taiji, dove si trova la cosiddetta Baia della morte.
Un vero e proprio massacro di delfini è quello che è iniziato a Taiji dove ha riaperto ufficialmente la caccia a questi cetacei spinti verso una baia dove vengono poi catturati o uccisi. La maggior parte degli esemplari viene macellata in loco per utilizzare la carne a scopo alimentare, altri invece prelevati e venduti ad acquari e parchi marini.
Complessivamente, in questa stagione di caccia (che dura circa 6 mesi), è possibile uccidere o catturare più di 1.700 esemplari. Secondo The Dolphin Project, sarebbero stati uccisi, già oggi, cinque delfini di Risso.
Oltre tutto la caccia avviene in maniera davvero scorretta. Le imbarcazioni dei pescatori costringono i delfini in una strettoia che poi chiudono con alcune reti. Qui le acque sono poco profonde e purtroppo fanno presto a tingersi di rosso. I delfini infatti vengono macellati direttamente sul posto.
Le immagini della strage sono davvero impressionanti e spezzano il cuore…
L’attenzione del mondo verso questa caccia senza scrupoli si è concentrata a partire dal 2009 quando quello che accade nella baia di Taiji è finito sotto gli occhi di tutti nel documentario premio Oscar The Cove.
https://www.youtube.com/watch?v=4KRD8e20fBo
Al Giappone non interessano le critiche, lo sdegno internazionale e le proteste che questa strage di delfini porta dietro di sé ogni anno. Dal canto loro, infatti, i pescatori di Taiji sono convinti che il sostentamento della loro comunità dipenda proprio dal commercio di questi mammiferi.
La domanda di carne di delfino negli ultimi anni ha subito un calo, ma questo non ferma comunque la caccia anche perché vi sono poi gli esemplari che vengono catturati vivi e venduti ai parchi marini per un prezzo molto più elevato rispetto a quello della carne. Fortunatamente, però, in questi anni è cresciuta anche la pressione sugli acquari affinché non accettino di comprare delfini provenienti da Taiji (noi ci auguriamo in realtà che non vengano acquistati più delfini da nessuna parte del mondo per finire rinchiusi in un parco!).
Ogni anno ambientalisti di varie associazioni si riuniscono nella baia per documentare e tentare di fermare lo scempio che si compie, spiegando tra l’altro che la fine di questi delfini è davvero troppo crudele (possono impiegare infatti fino a 30 minuti per morire per soffocamento o annegamento).
C’è chi dice che questa terribile tradizione risalga a molti secoli fa ma non tutti sono d’accordo che si tratti davvero di qualcosa di tradizionale e comunque, anche se lo fosse, ciò non giustificherebbe in alcun modo una tale crudeltà verso gli animali.
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Francesca Biagioli