Trump aveva dichiarato di essere effettivamente interessato all’acquisto della Groenlandia, ma annulla la visita in Danimarca, dopo il rifiuto della stessa.
Trump aveva dichiarato di essere effettivamente interessato all’acquisto della Groenlandia. Quella che inizialmente poteva sembrare solo una voce di corridoio senza fondamento, era stata confermata dal diretto interessato: l’isola danese fa gola al presidente degli Stati Uniti in quanto sarebbe un buon affare per gli Usa. Perché? Non tutti lo sanno, ma la Groenlandia non è ricca solo di ghiacci e iceberg…
Il “Wall Street Journal” giorni fa aveva svelato l’interesse di Trump ad acquistare la Groenlandia, attualmente di pertinenza della Danimarca. Il quotidiano aveva rivelato che il presidente si era informato privatamente presso i propri consulenti se vi fosse la possibilità per gli Stati Uniti di acquistare la Groenlandia, esprimendo interesse per le sue abbondanti risorse e l’importanza geopolitica.
Il presidente degli Stati Uniti aveva confermato la cosa ai giornalisti che gli chiedevano un commento riguardo alla recenti indiscrezioni trapelate sulla questione, definendo la possibilità di questo acquisto un “grande affare immobiliare“.
Affermava però che non si trattava di una priorità anche se si riteneva fosse già pronto a fare un’offerta concreta alla Danimarca.
La Groenlandia è un territorio danese autonomo. Mentre il governo della Groenlandia controlla la maggior parte delle questioni interne, la politica estera e la sicurezza sono gestite da Copenaghen.
La Danimarca in tutta risposta a Trump ha dichiarato di essere “pronta a fare affari, non a vendere“.
Ma perché Trump vorrebbe acquistate la Groenlandia?
Noi conosciamo questa terra soprattutto per i suoi ghiacciai che purtroppo sappiamo essere messi duramente alla prova a causa del surriscaldamento globale. Ma, proprio a causa degli scioglimenti, al posto del ghiaccio stanno emergendo i tesori nascosti di questa immensa isola (è la più grande al mondo).
In Groenlandia si trovano petrolio, carbone, piombo, gas naturali e anche diamanti. Vi è poi un’enorme miniera di uranio e terre rare. È evidente quindi che possedere quest’isola significherebbe accaparrarsi anche tutte queste risorse preziose.
Mentre il pianeta piange la perdita di ghiacci fondamentali per l’ecosistema e tanti animali artici sono a rischio, gli affaristi gongolano dato che proprio grazie agli scioglimenti tutte le risorse dell’isola danese possono essere raggiunte con minori difficoltà.
Considerando tutto questo, non è difficile credere che anche altre potenze mondiali sarebbero interessate ad acquistare la Groenlandia. In prima linea c’è la Cina.
Tra l’altro già molti anni fa gli Stati Uniti tentarono una trattativa per acquistare l’isola danese. Fu il presidente Harry Truman che nel 1946 offrì alla Danimarca 100 milioni di dollari ma ottenne un secco no.
Anche stavolta, la Danimarca ha già fatto sapere che non è intenzionata a vendere. Speriamo davvero che quest’isola tanto preziosa per il nostro pianeta non venga lasciata al miglior offerente (senza scrupoli) ma salvaguardata da qualsiasi tipo di sfruttamento per il benessere di tutti.
Aggiornamento
Il Presidente Trump ha annullato la visita prevista per il 2 settembre a Copenaghen, dopo che la premier Mette Frederiksen aveva fatto intendere che sperava che la proposta di acquisto della Groenlandia non fosse affatto seria.
Trump risentito ha twittato:
La Danimarca è un Paese speciale con un popolo straordinario, ma sulla base dei commenti della premier Frederiksen, secondo cui non è interessata a discutere l’acquisto della Groenlandia, io rimanderò il nostro incontro ad un altro momento. Essendo così diretta, la premier ha fatto risparmiare molte spese e sforzi a entrambi i Paesi».
Ieri poi ha spiegato che la dichiarazione di Frederiksen era stata cattiva e malevola:
Non sta parlando a me, ma agli Usa. Non possono dire che è una cosa assurda.
La Danimarca si è limitata a manifestare la sua sorpresa, e la premier ha cercato di limitare i danni, assicurando che lo sgarbo di Trump
non avrà effetti sui buoni rapporti bilaterali.
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Francesca Biagioli