Un chip per permettere ad una bici di guidarsi da sola? Non è fantascienza, ma una geniale invenzione di un gruppo di ricerca della Tsinghua University (Cina). Il dispositivo, chiamato Tianjic, non servirà solo per le bici: potrebbe essere infatti il “trampolino di lancio” per un ulteriore sviluppo dell’intelligenza artificiale
Un chip per permettere ad una bici di guidarsi da sola? Non è fantascienza, ma una geniale invenzione di un gruppo di ricerca della Tsinghua University (Cina). Il dispositivo, chiamato Tianjic, non servirà solo per le bici: potrebbe essere infatti il “trampolino di lancio” per un ulteriore sviluppo dell’intelligenza artificiale.
La bicicletta “autonoma” è in grado di rilevare e tracciare mete, evitare ostacoli, raggiungere l’equilibrio, comprendere comandi vocali e persino prendere decisioni indipendenti in risposta all’elaborazione simultanea di algoritmi e modelli versatili, che si “modellano” sulla base degli eventi contingenti.
Quest’ultimo punto nasce proprio dal mix di approcci alla base del chip: da un lato l’imitazione del cervello umano, come nelle intelligenze artificiali classiche, che cercano di riprodurre dei circuiti ad immagine del nostro centro di calcolo nella scatola cranica, dall’altro l’informatica “pura” e l’esecuzione di algoritmi di apprendimento automatico, che permettono di attivare un processo decisionale da parte di una macchina.
E sta proprio qui la svolta: il chip è così di fatto un “mini-cervello” in grado di apprendere ed effettuare scelte. Dopo una prima versione sviluppata nel 2015 e una seconda del 2017, quest’ultima, realmente rivoluzionaria, ha mostrato prestazioni ancora più elevate con un consumo energetico molto più basso.
Foto: Tsinghua University via China Daily
Non è il primo mezzo di trasporto che si guida da solo grazie a queste tecnologie. Le auto senza pilota sono infatti una realtà, e recentemente persino minibus elettrici. Ma qui c’è di più.
“Rispetto a chip simili sul mercato, la densità del nostro è superiore del 20 percento, almeno 10 volte più veloce e la sua larghezza di banda è stata aumentata di almeno 100 volte – spiega infatti Shi Luping, che ha guidato la ricerca – Tianjic mira a fornire una piattaforma informatica più efficiente, veloce e flessibile per l’intelligenza generale artificiale, nonché per lo sviluppo di varie applicazioni”.
Non è dunque la bicicletta autonoma il fine, seppur intrigante come risultato, ma qualcosa di ancora sconosciuto con potenzialità inimmaginabili.
Una domanda resta: abbiamo davvero bisogno di qualcosa che faccia tutto, ma proprio tutto, al nostro posto?
Il lavoro è stato pubblicato su Nature.
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