Gli odori sgradevoli? Sono quelli che creano ricordi più potenti, anche se non legati agli stessi olezzi...
Se puzza, lo ricordiamo. L’affermazione, che può apparire un’ovvietà, è in realtà frutto di una ben più ampia ricerca della New York University e in particolare del Dipartimento di Psicologia, dove un team di studiosi ha dimostrato che gli odori sgradevoli creano ricordi più potenti, anche se non legati agli odori stessi.
In generale le esperienze negative influenzano la nostra capacità di ricordare eventi del passato, e in questa categoria rientrano anche gli odori sgradevoli, che, pur non essendo in generale fonte di traumi veri e propri, possono restare particolarmente indelebili nella nostra memoria, tanto da rendere gli eventi a loro associati (anche in modo indipendente) dei ricordi molto più potenti.
Lo studio è stato condotto somministrando un compito di apprendimento a volontari di età compresa tra 13 e 25 anni, ai quali è stato chiesto di osservare immagini indossando una maschera nasale collegata a un olfattometro. Questa tecnica ha permesso ai ricercatori di valutare la memoria per le immagini associate a un cattivo odore.
Poiché però un odore non è “cattivo” in modo oggettivo, i volontari hanno respirato una varietà di odori e indicato quali fossero spiacevoli prima dell’inizio dell’esperimento (miscele di composti chimici forniti da un profumeria locale così come pesce putrefatto e letame).
Mentre le persone coinvolte osservavano le immagini, gli scienziati misuravano la sudorazione del palmo delle mani, una tecnica di ricerca comune utilizzata per confermare la creazione di un’associazione negativa (in questo caso un cattivo odore). Il giorno dopo, i ricercatori hanno testato la memoria dei partecipanti sulle immagini mostrate.
Risultato? Sia gli adolescenti che gli adulti hanno mostrato una memoria migliore per le immagini abbinate al cattivo odore 24 ore dopo aver visto queste immagini, e anche chi mostrava risposte di eccitazione maggiori al momento del possibile cattivo o buon odore aveva una memoria migliore 24 ore dopo, indipendentemente dal fatto l’odore fosse effettivamente erogato, suggerendo che anche l’imprevedibilità associata al risultato porta d un apprendimento più solido.
E, come spesso accade, i risultati non sono solo una curiosità scientifica, perché aprono le porte a nuove strade di conoscenza dei meccanismi dell’apprendimento e della memoria stessa, campi ancora oggetto di studi e di mille sorprese.
“Questi risultati dimostrano che i cattivi odori sono in grado di produrre miglioramenti della memoria sia negli adolescenti che negli adulti – spiega a questo proposito Catherine Hartley che ha guidato lo studio – tracciando nuovi metodi per studiare le modalità di apprendimento di esperienze positive e negative.
Non solo. Infatti è noto come un’esperienza negativa porti a generalizzazioni a volte improprie (se veniamo morsi da un cane, è probabile che avremo paura di tutti i cani). E questo è un meccanismo che può avere ripercussioni sulla qualità della vita.
“La generalizzazione e la persistenza nella memoria delle associazioni negative apprese sono caratteristiche fondamentali dei disturbi d’ansia, che spesso emergono durante l’adolescenza” osserva ancora la Hartley.
Avremo quindi, forse, una nuova via per studiare questi meccanismi e, chissà, magari di intervenire prima che sia troppo tardi.
Il lavoro, finanziato dalla National Science Foundation, è stato pubblicato su Learning Memory.
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Roberta De Carolis
Cover: Rockefeller University