La stragrande maggioranza dei siti di balneazione in Europa è di buona qualità, ma l'Italia rimane fanalino di coda.
In Europa le acque di balneazione sono promosse a pieni voti. Secondo la relazione stilata dalla Commissione europea e dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), più dell’85% dei siti monitorati nel vecchio continente soddisfa i criteri di pulizia. E l’Italia? La percentuale più alta di siti di balneazione con qualità delle acque “scarsa” ce la ritroviamo proprio qui da noi.
Dal rapporto di quest’anno, insomma, emerge che la stragrande maggioranza dei 21.831 siti di balneazione (mari, laghi e fiumi) presi in esame nei 28 Stati membri (per la precisione il 95,4%. La relazione include anche 300 siti in Albania e in Svizzera) soddisfa i requisiti minimi di qualità previsti dalla normativa europea.
La direttiva impone alle autorità locali di prelevare campioni di acqua durante tutta la stagione balneare nei siti di balneazione che figurano in un elenco ufficiale. I campioni sono poi analizzati per verificare l’eventuale presenza di due tipi di batteri (E-coli ed enterococco intestinale), indice di inquinamento da acque di scolo o da liquami di allevamento.
In Europa vengono monitorate oltre 21mila acque di balneazione ogni stagione e in base al tasso di batteri fecali rilevato le acque di balneazione sono classificate di qualità “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa”.
La percentuale di siti che rispettano gli standard di qualità più rigorosi e hanno così ricevuto la qualifica di “eccellente” è passata dall’85% del 2017 all’85,1 % dell’anno scorso. Nello stesso periodo è invece scesa dal 96% al 95,4% la percentuale dei siti balneabili di qualità minima, giudicata “sufficiente”.
Si tratta di un piccolo calo dovuto, secondo gli esperti, all’apertura di nuovi siti per i quali non sono ancora disponibili i dati relativi alle ultime quattro stagioni balneari, utili alla classificazione ai sensi della direttiva. Nel 2018 sono stati 301 (ossia l’1,3%) i siti di balneazione in Unione europea, Albania e Svizzera le cui acque sono state ritenute di qualità “scarsa”. Si tratta di un dato leggermente inferiore a quello del 2017, in cui rappresentavano poco più dell’1%.
Nello specifico, come si legge dalla relazione: la qualità è “eccellente” a Cipro (99,1 % dei siti), Malta (98,9 % dei siti), Austria (97,3 % dei siti) e Grecia (97 % dei siti). Nel 2018 tutti i siti di balneazione analizzati a Cipro, in Grecia, in Lettonia, in Lussemburgo, a Malta, in Romania e in Slovenia hanno conseguito almeno la menzione di qualità “sufficiente”.
La percentuale più elevata di siti di balneazione con qualità delle acque “scarsa” è invece registrata in Italia (89 siti, pari all’1,6%), Francia (54 siti, pari all’1,6 %) e Spagna (50 siti, pari al 2,2%). Rispetto al 2017 questo numero è diminuito in Francia (da 80 siti nel 2017 a 54 nel 2018), ma è aumentato in Italia (da 79 siti a 89) e in Spagna (da 38 siti a 50).
Le acque in Italia
Nella stagione 2018, l’Italia ha identificato e segnalato 5539 acque di balneazione, che rappresentano il 25% di tutte le acque di balneazione in Europa. Di queste, nella relazione compaiono:
- Qualità eccellente: 4987 (90%)
- Buona: 279 (5%)
- Sufficiente: 116 (2,1%)
- Scarsa 89 (1,6%)
Le acque di balneazione sono classificate in base ai due parametri microbiologici, l’Escherichia coli e gli enterococchi intestinali, definiti nella direttiva sulle acque di balneazione. Sulla base di ciò, in Italia il 97,2% delle acque di balneazione segnalate risultano in linea con gli standard minimi di qualità della normativa europea, classificati quindi “sufficienti” o meglio. 89 sono invece di qualità “scadente”.
Cosa inquina di più le acque
Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e le acque di drenaggio provenienti dalle aziende e dai terreni agricoli. Questo tipo di inquinamento aumenta in caso di forti piogge e inondazioni a causa della tracimazione delle fognature e del riversamento delle acque di drenaggio inquinate nei fiumi e nei mari e provoca anche quella contaminazione fecale che può provocare malattie.
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Germana Carillo