Se da un lato portare frutta e verdura nelle scuole al posto di snack e cibo spazzatura, è una bellissima iniziativa del ministero delle Politiche Agricole, dall’altro non possiamo ignorare che mele, pere, carote e tanto altro, vengono distribuite in un packaging che lascia a desiderare perché fatto di plastica.
Se da un lato portare frutta e verdura nelle scuole al posto di snack e cibo spazzatura, è una bellissima iniziativa del ministero delle Politiche Agricole, dall’altro non possiamo ignorare che mele, pere, carote e tanto altro, vengono distribuite in un packaging che lascia a desiderare perché fatto di plastica.
Mentre gli scienziati da tempo ci informano che se non riduciamo l’uso di plastica entro il 2050 in mare ci saranno più rifiuti che pesci, sui social mamme e papà, si scatenano dopo aver visto gli snack che vengono consegnati ai loro bambini che frequentano le scuole che hanno aderito al programma europeo “Frutta e verdura nelle Scuole”.
Il progetto, per il secondo anno consecutivo, è nobile e ha come obiettivo quello di “incoraggiare i bambini al consumo di frutta e verdura e sostenerli nella conquista di abitudini alimentari sane, diffondendo messaggi educativi sulla generazione di sprechi alimentari e sulla loro prevenzione”.
E fin qui, nulla da dire. Da tempo, noi promuoviamo frutta e verdura di stagione come alternativa a spuntini e merende dei nostri bambini, condannando snack con conservanti e coloranti, oltre che grassi di ogni tipo. Per questo l’iniziativa sta riscuotendo tantissimo successo e negli anni sono stati coinvolti 1 milione di alunni.
Se la scuola continua il lavoro fatto dalle famiglie a casa, non ci si può non aspettare un ottimo risultato. Ma se dal punto di vista della sicurezza alimentare, dell’insegnare ai bambini la stagionalità, nell’incentivare e promuovere la filiera italiana e la biodiversità, non abbiamo nulla da aggiungere, lo stesso non possiamo dire del piano della sostenibilità ambientale a livello di imballaggi.
La frutta e la verdura infatti sono distribuiti in sacchetti di plastica e molti nostri lettori ci hanno inviato delle foto che mostrano i prodotti a fette nella plastica. Ma se pensiamo per un attimo ai numeri che il progetto tocca, non possiamo non allarmarci su quanta plastica viene prodotta ogni anno.
Perché mettere la frutta nei sacchetti di plastica?
Tonnellate di plastica difficili da smaltire e che spesso poi, finiscono nell’ambiente distruggendo la biodiversità e uccidendo i nostri amici animali. Ma si può insegnare da una parte una corretta alimentazione e dall’altro non pensare al problema dell’inquinamento plastico?
Lo scorso anno, greenMe.it aveva lanciato la campagna social #svestilafrutta proprio contro l’abuso degli imballaggi in plastica, perché anche all’epoca c’eravamo chiesti: ha senso confezionare frutta e verdura che già per natura, grazie alla buccia, hanno una loro protezione?
Tornando alla campagna ministeriale, sul sito poi si parla di prodotti a filiera corta e km zero, ma questi prodotti non solo sono tagliati a fette, ma contengono antiossidanti per evitare che si rovinino prima del consumo. Ricordiamo che ogni anno vengono spesi 3,6 milioni di euro per portare frutta e verdura nelle nostre scuole, ma già dallo scorso anno le polemiche non sono mancate, adesso a ridosso di una nuova distribuzione, il dibattito è infuocato.
Allora ci chiediamo, questa bellissima iniziativa, piuttosto che prevedere frutta a fette imbustata e tagliata a pezzetti con rischio di contaminazione e muffa, non potrebbe essere distribuita senza packaging e soprattutto intera senza bisogno di antiossidanti?
Che cosa ne pensate?
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Dominella Trunfio