Le bevande a marchio Coca Cola sono responsabili della maggior parte dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge, almeno su quelle del Regno Unito. A dirlo una ricerca che ha indagato sulle fonti di inquinamento dei litorali britannici.
Le bevande a marchio Coca Cola sono responsabili della maggior parte dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge, almeno su quelle del Regno Unito. A dirlo una ricerca che ha indagato sulle fonti di inquinamento dei litorali britannici.
A condurre l’indagine è stata la Surfers Against Sewage (SAS), organizzazione di conservazione marina, che ha valutato quanto raccolto in seguito ad una serie di 229 pulizie delle spiagge britanniche, condotte ad aprile in occasione dello Spring Beach Clean. A queste hanno partecipato oltre 45mila volontari e, grazie al loro lavoro, si è riusciti non solo ad eliminare la gran parte dei rifiuti ma anche a portare a termine la più grande indagine sui rifiuti marini del Regno Unito.
Il sondaggio ha rilevato che 10 società sono responsabili di oltre la metà della spazzatura presente sulle spiagge e identificata grazie al marchio. Le bottiglie e le lattine di Coca-Cola inquinano in misura maggiore rispetto ad altri tipi di rifiuti. Secondo quanto sostiene lo studio, infatti, questi imballaggi costituiscono quasi il 12% dei rifiuti trovati sul litorale. Se si considerano poi altri marchi di proprietà di Coca-Cola, la quota dell’azienda, relativamente alla spazzatura rinvenuta, sale ad oltre il 15%.
Dei 50.000 rifiuti trovati sulle spiagge, circa 20.000 di questi portavano su di sé ancora i marchi ben identificabili. Al primo posto, come già detto, c’è Coca Cola, seguita dalle patatine Walkers, da Cadbury’s, McDonald’s e Nestlé.
Secondo quanto dichiarato da Hugo Tagholm, amministratore delegato di SAS, le aziende in questione dovrebbero assumersi la responsabilità dei rifiuti associati ai loro prodotti, servono dunque nuove regole che costringano i produttori a prevenire il problema:
“I produttori devono offrire piena trasparenza sulla quantità e il tipo di imballaggio che usano. Il nostro ambiente è in pericolo e l’inquinamento plastico è un chiaro indicatore del fatto che il business come al solito non se ne occupa. Questo non è un problema di sporcizia: le aziende hanno bisogno di fornire nuovi sistemi radicali e responsabili che riducano drasticamente il loro impatto sugli oceani, sulle foreste e sulla natura in generale”.
Al momento, le aziende sono responsabili dei loro imballaggi solo se hanno un fatturato annuo di oltre 2 milioni di sterline e gestiscono più di 50 tonnellate di imballaggi all’anno. Tuttavia, SAS lamenta che in pratica la maggior parte del costo di gestione dei rifiuti ed imballaggi (circa il 90%) è a carico delle autorità locali e che le società madri di molti marchi leader non condividono le informazioni sulla quantità di imballaggi che producono .
La Coca-Cola, già accusata pesantemente da Greenpeace negli anni scorsi, ha subito risposto prontamente, tramite un suo portavoce che:
“Non vogliamo vedere nessuno dei nostri imballaggi a terra o nell’oceano. Siamo una delle poche aziende a pubblicare la quantità di imballaggi che usiamo, a livello globale e locale, e sosteniamo la riforma della responsabilità estesa del produttore, inclusa l’introduzione di un sistema di restituzione dei depositi per aiutarci a ottenere più imballaggi”.
Il noto marchio, che produce 3 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica all’anno, si è impegnato a riciclare una bottiglia o una lattina per ognuna che vende e l’anno scorso ha promesso di aumentare, entro il 2020, il riciclo delle sue bottiglie dal 25% al 50%.
Nel frattempo, però, le spiagge di tutto il mondo continuano ad essere invase di plastica!
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Francesca Biagioli
Foto: Daniel Müller/Greenpeace