Etna, dalle faglie fuoriesce radon! L’allarme dell’Ingv

L’emissione di radon dalle faglie dell’Etna costituisce un nuovo pericolo da monitorare.

Radon dalle faglie dell’Etna: non solo generano terremoti e fratturano il suolo, ma le faglie che caratterizzano il vulcano siciliano emettono anche quel gas cancerogeno considerato tra i più pericolosi per l’uomo, capace di accumularsi nelle case rendendole insalubri. È lì, infatti, che si concentrano i maggiori rischi.

A lanciare l’allarme in un nuovo studio è l’Ingv, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che per tre anni ha registrato i dati di 12 sensori in 7 edifici sulle pendici meridionali e orientali del vulcano: a Giarre, Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Castello e Paternò.

Quello dell’Etna è un territorio particolare sui cui fianchi affiorano molte faglie che fratturano intensamente le rocce circostanti aumentando la loro permeabilità. Per questo motivo, i fluidi e i gas del sottosuolo hanno la possibilità di muoversi più liberamente e raggiungere la superficie con più facilità. Tra questi gas, emerge in superficie anche il radon.

Solo dal 2015 le analisi del radon sono eseguite anche in aria, soprattutto “indoor”, cioè all’interno delle abitazioni per verificare se quel particolare gas, non percepibile dai nostri sensi (perché inodore, incolore e insapore), ma collocato dall’Oms nel “gruppo 1”, ovvero tra i più pericolosi per la salute umana, assuma concentrazioni pericolose.

I primi risultati delle misure radon indoor appena pubblicati sono il frutto di tre anni di monitoraggio continuo su lungo periodo, il che ha consentito ai ricercatori di “depurare” i segnali di concentrazione del radon dalle variazioni indotte dalle condizioni ambientali, a loro volta legate all’alternarsi delle stagioni.

I sensori hanno rilevato concentrazioni medie annue spesso superiori a 100 Bq/m3 (Bequerel per metro cubo), che corrisponde al valore di primo livello di attenzione per esposizione media annuale raccomandato dall’Oms. In alcuni casi, tale concentrazione media è risultata maggiore di 300 Bq/m3, con punte superiori a 1000 Bq/m3 registrate per molti mesi consecutivamente. Questi dati completano i rilevamenti delle concentrazioni di radon misurate nei terreni dell’Etna negli anni passati, che hanno mostrato valori variabili da poche migliaia a oltre 70.000 Bq/m3.

radon etna 1

Secondo l’Ingv, inoltre, le abitazioni con maggiore presenza di radon all’interno sono ubicate in prossimità di faglie attive: più le case monitorate erano ubicate in prossimità delle faglie, più alta era la concentrazione di radon al loro interno.

radon etna

In definitiva, l’articolo pubblicato su Frontiers in Public Health documenta un primo campionamento continuo e pluriennale del radon indoor, anche se riguarda un numero limitato di abitazioni. Per questo motivo, dal momento che l’accumulo di radon nelle case potrebbe aumentare l’incidenza di tumori come quello ai polmoni, l’Ingv raccomanda nuovi e approfonditi esami.

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