Bolsonaro è uno sterminatore di futuro. Anche 8 ex ministri dell'ambiente del Brasile sono preoccupati delle novità firmate dal nuovo governo. In particolare, a loro avviso, il presidente sta seriamente compromettendo le politiche ambientale già intraprese e non sta tutelando l'Amazzonia
Bolsonaro è uno sterminatore di futuro. Oltre 40 anni di lotte e successi per l’Amazzonia, per gli indigeni, per la nazione e per il Pianeta tutto sono andati in fumo in poco più di 100 giorni di governo Bolsonaro. Dalla distruzione delle foreste all’introduzione dei pesticidi, passando per l’inesorabile avanzata delle fossili, la situazione in Brasile è sempre più critica, e la lista dei provvedimenti che sono dei veri e propri crimini ambientali si allunga sempre di più.
A lanciare l’allarme anche 8 ex ministri dell’ambiente del Brasile, preoccupati delle novità firmate dal nuovo governo. In particolare, a loro avviso, il presidente sta seriamente compromettendo le politiche ambientale già intraprese e non sta tutelando l’Amazzonia.
Che l‘ambiente non fosse tra i principali interessi di Bolsonaro era già noto anche prima della sua elezione. Durante i primi 100 giorni di governo, il presidente ne ha dato ampia dimostrazione. Azioni sotto gli occhi di tutti coloro che hanno a cuore il pianeta, compresi anche degli ex ministri dell’ambiente del Brasile, appartenenti a diverse tendenze politiche.
Ecco come il Presidente Brasiliano sta vanificando tutti i passi avanti, non solo per quanto riguarda clima e deforestazione:
- Via libera all’estrazione mineraria nel cuore della riserva amazzonica
- Autorizzazione di 152 nuovi pesticidi
- Sottrazione delle terre indigene a favore delle multinazionali
- Occupazione dell’Amazzonia a fini commerciali
- Riduzione poteri delle agenzie per la difesa della natura
- Ha soppresso 55 enti di consulenza governativi
Gli ex ministri dell’ambiente hanno pubblicato un manifesto congiunto mercoledì 8 maggio e hanno presentato la loro posizione durante una cerimonia pubblica tenutasi all’Università di San Paolo:
“Stiamo assistendo a una serie di azioni senza precedenti che svuotano la capacità di formulare e attuare politiche pubbliche del Ministero dell’Ambiente”, si legge nel testo, che ricorda che negli ultimi trent’anni la società brasiliana è stata in grado, attraverso i governi di vari colori politici, di progettare un piano per arginare le sfide ambientali.
“Tutto ciò rafforza alla fine il senso di impunità, che è sinonimo di maggiore deforestazione e violenza”, hanno scritto, sostenendo che questo smantellamento è anche incostituzionale.
Tra le preoccupazioni degli ex ministri c’è l’impegno del Brasile nei confronti dell’Accordo sul clima di Parigi, la perdita dell’Agenzia nazionale per l’acqua, il trasferimento del servizio forestale brasiliano al ministero dell’Agricoltura che permette di fatto l’eventuale sfruttamento delle riserve e delle terre ancestrali e l’estinzione del segretariato sui cambiamenti climatici e il trasferimento dei poteri della National Indian Foundation che fino ad allora era stata incaricata della delimitazione delle terre indigene, al Ministero dell’Agricoltura.
A governança socioambiental no Brasil está sendo desmontada, em afronta à Constituição. Reafirmamos que o Brasil não pode desembarcar do mundo em pleno século 21. Mais do que isso, é preciso evitar que o país desembarque de si próprio.https://t.co/HlVWoS1GOx
— Marina Silva (@MarinaSilva) 8 maggio 2019
Jair Bolsonaro durante la sua campagna elettorale ha criticato aspramente i gruppi ambientalisti e ha annunciato di aver intenzione di ritirare il Brasile dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Si annunciano tempi duri per il Brasile, e non solo…
Francesca Mancuso