Purtroppo le microplastiche si trovano numerose nelle acque di mari, fiumi e laghi un po’ in tutto il mondo. Nuove analisi di laboratorio hanno evidenziato la presenza di queste sostanze nei pesci del lago di Lugano noto anche come Ceresio. A preoccupare è la quantità oltre che i possibili effetti sull'uomo.
Su undici campioni di pesci, tutti hanno riscontrato la presenza delle stesse nell’apparato digerente degli animali
Purtroppo le microplastiche si trovano numerose nelle acque di mari, fiumi e laghi un po’ in tutto il mondo. Nuove analisi di laboratorio hanno evidenziato la presenza di queste sostanze nei pesci del lago di Lugano noto anche come Ceresio. A preoccupare è la quantità oltre che i possibili effetti sull’uomo.
L’inchiesta che voleva capire, tramite esami di laboratorio, la situazione delle microplastiche nel Ceresio, è stata commissionata dalla trasmissione Patti Chiari della Radio Televisione Svizzera RSI all’Istituto di ingegneria ambientale del Politecnico federale di Losanna (EPFL). Quello che hanno evidenziato i risultati, non sorprende: all’interno dei pesci che popolano il lago sono stati trovati frammenti e fibre provenienti da materie plastiche, quello che lascia un po’ basiti è però la quantità di queste sostanze.
Nel gennaio scorso, un altro studio del Dipartimento del Territorio del Cantone Ticino, aveva scoperto che le microplastiche nel Ceresio sono pari al doppio della media dei laghi svizzeri. Su 11 campioni analizzati (10 persici e 1 gardon) pescati a febbraio, neanche uno era essente dal problema, in tutti i pesci c’erano tracce di microplastiche all’interno dell’apparato digerente anche se in quantità e dimensioni diverse.
I frammenti trovati dai tecnici sono molto piccoli e di difficile visibilità ad occhio nudo (parliamo del diametro di un capello), tra l’altro nel tempo tendono ulteriormente a ridursi.
Non si sa ancora che effetti abbiano le microplastiche contenute nei pesci sull’organismo umano una volta che questi animali vengono consumati. I commenti ai risultati delle analisi da parte degli esperti sono state, proprio per questo motivo, all’insegna della cautela.
Il presidente della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca, Urs Lüchinger, si mostra convinto che chi mangia pesce della zona non debba comunque preoccuparsi anche perché le microplastiche non si trovavano nella carne (quella che comunemente si consuma) ma nell’apparato digerente dell’animale. Nel suo parere si intravede un po’ di conflitto di interessi ma su una cosa, però, ha sicuramente ragione: la situazione è uguale anche se si mangia pesce di altri laghi, di fiume o di mare. Microplastiche si trovano praticamente nei pesci di ogni latitudine e di ogni specie.
Della stessa opinione Maurizio Costa, presidente della Ceresiana che ha dichiarato:
“Diciamo che siamo agli inizi di questi studi. Bisognerà vedere cosa diranno gli esperti nei prossimi anni”.
In realtà, nonostante su questo punto non si sia fatta ancora chiarezza e gli effetti sull’uomo delle microplastiche contenute nei pesci non siano noti, non si esclude affatto che le sostanze tossiche contenute in queste fibre e frammenti passino dall’apparato digerente alla carne che si consuma. A sostenerlo è anche il responsabile del Laboratorio dell’EPFL, Florian Breider.
Vi è poi un test di laboratorio condotto a Toronto che ha notato effetti infiammatori sul fegato dei pesci causati proprio dalle microplastiche. Si inizia quindi effettivamente ad intravedere la possibilità di maggiori “effetti collaterali” legati alla contaminazione dei pesci da parte di queste sostanze.
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Francesca Biagioli