Volpi ingrassate, stipate in gabbie e uccise con gli elettrodi. L’orrore dietro la certificazione ‘etica’ delle pellicce

Pellicce etiche? L’inchiesta shock di Report che alza il sipario sulla crudele realtà degli allevamenti certificati da Sagafurs

Pellicce etiche? L’inchiesta shock di Report che alza il sipario sulla crudele realtà degli allevamenti certificati da Sagafurs

Purtroppo vanno ancora di moda gli inserti in pelliccia animale su cappotti e giacche. A farne le spese sono soprattutto visoni e volpi cresciuti e uccisi in allevamenti che vengono certificati come “etici”. Ma cosa ci può essere di etico in questo genere di mercato? Un nuovo servizio di Report ci sbatte in faccia la crudele e triste realtà.

I capi con inserti in pelliccia costano dai 500 ai 5000 euro ma il vero prezzo da pagare è molto più alto e comporta atroci sofferenze per gli animali. Esistono delle pellicce che possono considerarsi etiche? Ovviamente no e Report l’ha mostrato molto bene nel servizio andato in onda ieri sera.

Si parla soprattutto degli allevamenti della Finlandia, il principale produttore di pellicce di visoni e volpi, vendute poi in aste che si tengono ad Helsinki dove i pellicciai le conciano, trattano e colorano prima di venderle ai grandi marchi della moda di tutto il mondo.

L’industria della moda va regolarmente a caccia di pellicce e, tra i migliori clienti, ci sono purtroppo anche alcune grandi firme italiane. Marchi internazionali considerati di alto livello come Woolrich, Max Mara, Monclar e Loro Piana continuano ad utilizzare pellicce ma fortunatamente c’è anche chi, nel corso di questi anni, ha deciso di eliminarle dalla propria linea di abiti e accessori (ad esempio Gucci).

Chi non rinuncia ad inserire nei propri prodotti pelo animale, tenta però di rassicurare i propri clienti sul fatto che si tratti di pellicce etiche, non provenienti dalla Cina, puntando su tracciabilità (ovvero conoscere nel dettaglio da dove provengono) e ostentando sicurezza su come vengono trattati “umanamente” gli animali all’interno degli allevamenti.

Per le pellicce che provengono dalla Finlandia c’è , società che raccoglie, vende e certifica le pellicce prodotte in questo paese del Nord Europa. Gode di ottima reputazione e si vanta di scegliere solo pellicce di qualità provenienti da allevamenti severamente regolamentati.

La certificazione che offre si basa sul protocollo Welfur che garantisce agli animali condizioni di benessere, ossia il fatto di poter essere alimentati, cresciuti, curati (e anche soppressi) in maniera etica. L’esigenza di una certificazione è nata con lo scopo di distinguersi dal mercato cinese che uccide gli animali da pelliccia in modi davvero barbari (il servizio di report li mostra).

Sono certificati Welfur il 99% degli allevamenti di volpi e il 93% di allevamenti di visoni finlandesi. Sembra essere tutto preciso e tutto trasparente ma, guarda caso, alla richiesta di poter visionare gli allevamenti, i gestori si sono ben guardati dal far entrare le telecamere. Emanuele Bellano, giornalista di Report è riuscito però ad entrare lo stesso di notte quando gli allevamenti erano chiusi.

Quello che ha trovato è davvero sconvolgente: volpi così grasse (3 volte il loro peso forma) che a stento riescono ad alzarsi e muoversi nelle loro strettissime gabbie, cannibalismo tra gli animali dovuto al sovraffollamento, infezioni agli occhi e alla pelle degli animali, insomma condizioni molto lontane dal tanto decantato benessere. Per non parlare di come vengono uccisi gli animali (con una scossa elettrica in bocca e un’altra nell’ano), in modo tale da far rimanere immacolata la loro preziosa pelliccia.

Potete guardare il servizio di Report qui (evitate se siete particolarmente sensibili).

La Lav, che ha aiutato anche i giornalisti di Report a realizzare il servizio, ricorda che in Europa non vi è una normativa sugli standard di benessere degli animali da pelliccia ma che comunque diversi paesi li hanno vietati: Austria, Belgio, Croazia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca, Slovenia, Regno Unito a cui nei prossimi anni (2025) si uniranno Bosnia, Macedonia, Serbia e Norvegia. La Danimarca, invece, ha vietato l’allevamento di volpi, mentre Germania, Svizzera, Spagna e Svezia hanno ristretto talmente tanto i parametri per i produttori che si presume ciò porterà alla graduale fine di queste crudeltà.

In Italia c’è una proposta di legge che vuole mettere al bando gli allevamenti da pelliccia e di fatto chiudere quelli che rimangono ancora oggi attivi nel nostro paese (circa 20 allevamenti di visoni nelle regioni del Nord Italia). È già stata presentata alla Camera e al Senato ma è ferma da anni.

Ricordiamoci che il mercato siamo noi: se nessuno comprasse più pellicce, giacche, giubbotti o accessori con inserti di pelo animale queste non esisterebbero più. Facciamo attenzione dunque che i nostri abiti contengano esclusivamente pelliccia sintetica.

Non facciamo vincere l’avidità dei produttori e di squallide mode sull’etica!

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Francesca Biagioli

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