I fiori diminuiscono, api e insetti impollinatori muoiono (oltre che per i pesticidi). Per far fronte all’emergenza nasce l’idea di creare fiori sintetici, stampati in 3D. Fiori finti, dunque, per attirare gli insetti e dargli speranza di vita. Il progetto Insectology: Food for Buzz, di Matilde Boelhouwer, punta a cercare riparo ai danni provocati da noi
I fiori diminuiscono, api e insetti impollinatori muoiono (oltre che per i pesticidi). Per far fronte all’emergenza nasce l’idea di creare fiori sintetici, stampati in 3D. Fiori finti, dunque, per attirare gli insetti e dargli speranza di vita. Il progetto Insectology: Food for Buzz, di Matilde Boelhouwer, punta a cercare riparo ai danni provocati da noi.
Non possiamo vivere senza le api e gli altri insetti impollinatori. Senza di loro le piante non si riproducono, non c’è nuovo ossigeno e quindi non ci siamo nemmeno noi (e tutto il regno animale). Sembra uno scenario apocalittico ma si sta pericolosamente avvicinando.
Giungle urbane fatte di cemento e pietra rendono la presenza dei fiori paradossalmente meno naturale e questo sta comportando un drastico declino della popolazione di insetti, già minacciati da pesticidi ed erbicidi.
Non ci sono più i fiori naturali? Li creiamo sintetici. Realizzati in poliestere e nylon stampato in 3D, sono realizzati per “ingannare” a fin di bene gli insetti, che troveranno comunque il modo di cibarsi. Infatti la serie di fiori artificiali in fioritura realizzata da Matilde Boelhouwer non è solo estetica: serve anche come fonte di cibo di emergenza per i “big 5 dell’impollinazione”, ovvero api, bombi, sirfidi, farfalle e falene.
Il progetto sarà utile? A quanto pare gli insetti sono realmente attratti da questi fiori sintetici, ma c’è una pericolosa “altra faccia della medaglia”: i materiali sono infatti stati scelti per la loro resistenza, che garantisce una lunga durata, ma non sono di certo i più sostenibili. Talmente resistenti, infatti, che resteranno in natura con potenziali ripercussioni per l’ambiente.
Aiutiamo gli insetti e aggiungiamo plastica? L’autrice del progetto assicura che ora la ricerca andrà proprio nella direzione dei materiali, affinché non si facciano danni nel tentativo di sanarne altri (per giunta sempre creati da noi).
Il progetto ricorda un precedente “opposto”: RobotFly, l’insetto robot che vola senza fili ed è controllato a distanza (che non fu nemmeno unico nel suo genere).
Ma se invece di intervenire sempre pensassimo di sbiadire la nostra presenza ingombrante in natura?
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Roberta De Carolis
Foto: Atelier Boelhouwer