L'esperimento provocatorio fatto in una Università britannica per richiamare l'attenzione sui materiali di cui sono fatti i telefonini.
Nei nostri smartphone giace un vero “tesoro” di minerali rari che sarebbe importante recuperare. Per scoprirlo basta mettere uno smartphone nel frullatore e… vedi cosa succede. Non solo ferro e silicio, ma anche cobalto, oro e tungsteno: una serie di metalli rari vengono a galla e lasciano intendere che probabilmente si potrebbe riciclare molto di più nel momento in cui quello smartphone arriva a fine vita.
La quantità e la varietà delle risorse minerarie utilizzate ogni anno nella produzione di telefoni cellulari è più elevata di quanto si pensi. Se si provasse almeno a riciclare di più?
È questa la domanda che si sono posti alcuni ricercatori dell’Università britannica di Plymouth che in un esperimento “provocatorio” hanno voluto attirare l’attenzione sui materiali di cui sono fatti i telefonini. Nei nostri smartphone giace un vero “tesoro” di minerali rari che sarebbe importante recuperare.
Per quale motivo? Ogni anno vengono prodotti 1,4 miliardi di telefoni cellulari in tutto il mondo. Molti di noi ne hanno più di uno, ma di cosa sono fatti? Da dove provengono questi materiali e qual è la cosa migliore da fare con i nostri dispositivi quando decidiamo di non usarli più?
Le risposte a tutte queste domande sono al centro del nuovo progetto proprio degli scienziati di Plymouth i quali, riducendo un intero telefono cellulare praticamente in polvere e conducendo un’analisi chimica, sperano di dimostrare perché dovremmo interessarci di più a ciò che è contenuto nei dispositivi elettronici di tutti i giorni. Recuperare, cioè, anche i rifiuti elettronici è essenziale.
L’esperimento
Guidati da Arjan Dijkstra e Colin Wilkins, geologi della Scuola universitaria di geografia, scienze della Terra e dell’ambiente, gli studiosi hanno frullato nel vero senso della parola un cellulare e miscelato la polvere a 500 gradi con del perossido di sodio, per ottenere una soluzione acida con la quale analizzare tutti i componenti chimici.
Ciò dimostra che per creare un solo telefono è necessario estrarre (e le modalità di estrazione, ahinoi, lasciano il tempo che trovano), 10-15 kg di minerale, inclusi 7 kg di oro di alta qualità, 1 kg di rame, 750 g di tungsteno e 200 g di nichel.
“Ci troviamo in un clima in cui le persone diventano sempre più socialmente responsabili e interessate al materiale di ciò che stanno acquistando e molte delle principali compagnie di telefonia mobile si sono impegnate ad aumentare i loro tassi di riciclaggio. È un segnale positivo che la società usa e getta in cui viviamo da decenni sta cambiando, e speriamo che questo progetto incoraggi più persone a fare domande sui loro stessi comportamenti”, dice Colin Wilkins.
Ferro, rame e silicio, ma anche oro, argento, altri metalli preziosi e terre rare: c’è una vera e propria miniera in un cellulare che, moltiplicata per il quasi miliardo e mezzo di telefonini che si producono nel mondo ogni anno, rappresenta una ricchezza a portata di mano. Recuperare tutti quei materiali potrebbe rappresentare una vera e propria risorsa.
Già una ricerca condotta qualche anno fa al Politecnico di Milano concluse che il 96% dei materiali che compongono un cellulare, se viene correttamente conferito , possono essere recuperati con grossi benefici economici e ambientali: da 50mila cellulari riciclati si ottiene oltre 1 kg di oro e ambientali, dal loro riciclo si evita l’emissione di 0,211 kg di Co2 e porta a un risparmio di energia di 1 Kwh.
Con l’invasione quotidiana di nuovi telefoni, di tablet, di computer e di elettrodomestici intelligenti, anche in questo campo riciclare diventa un tassello sempre più importante nell’ottica green di un futuro migliore. Differenziamo e conferiamo ai Raee i nostri vecchi telefoni!
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