Il Lago Maggiore è a rischio a causa della siccità. Il mese di febbraio si è concluso con 1,38 gradi sopra la media del periodo. A farne le spese sono i grandi laghi del Nord Italia, sopratutto il Lago Maggiore che in questo periodo ha almeno 100 milioni di metri cubi d’acqua in più
Il Lago Maggiore è a rischio a causa della siccità. Il mese di febbraio si è concluso con 1,38 gradi sopra la media del periodo. A farne le spese sono i grandi laghi del Nord Italia, sopratutto il Lago Maggiore che in questo periodo di solito ha almeno 100 milioni di metri cubi d’acqua in più.
Al Nord piove poco, pochissimo. E gli effetti della prolungata siccità sono sotto gli occhi di tutti. Nel caso del Lago Maggiore, in particolare, a 16 centimetri sopra lo zero idrometrico mancano all’appello 270 milioni di metri cubi rispetto alla capacità massima d’invaso.
A dare l’allarme è stata Coldiretti secondo cui al Nord in questo periodo ci sono stati circa 2°C in più rispetto alla media del periodo, lasciando assaporare temperature primaverili in anticipo. E non è affatto una bella notizia. Il caldo anomalo ha accelerato i processi vegetativi con mandorli e albicocchi già in fiore e i peschi già pronti a sbocciare. Questa “finta primavera” ha ingannato le coltivazioni favorendo un “risveglio” che le renderà particolarmente vulnerabili all’annunciato ritorno del freddo con danni incalcolabili per la produzione.
Sul Po sembra piena estate, ma le anomalie riguardano un po’ tutti i grandi laghi, che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 33% del Maggiore al 15% dell’Iseo fino al 9% del lago di Como. Il fiume Ticino a Vigevano è sceso a -105 centimetri.
La situazione attuale al nord è addirittura peggiore di quella del 2017 quando vi furono una serie difficoltà anche per gli usi civili nei centri urbani. In termini economici, la siccità di due anni fa provocò 2 miliardi di euro di danni all’agricoltura, tagliando i raccolti delle principali produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino ai cereali e ai vigneti.
“La mancanza di acqua preoccupa sicuramente poiché le riserve idriche sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere. Il timore è che, dopo queste temperature elevate, possa tornare il freddo e a risentirne potrebbero essere, in particolare nella nostra regione, la vite, le pesche e le albicocche” hanno detto Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale.
“In un inverno con precipitazioni dimezzate l’annunciato arrivo del maltempo è atteso come manna dagli agricoltori soprattutto al nord dove in molte zone non piove da mesi ma per essere di sollievo la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché – spiega la Coldiretti – i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento con gravi rischi per l’erosione del suolo”.
L’ennesima conferma del fatto che i cambiamenti climatici si stiano manifestando sempre più spesso con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e il rapido passaggio dal maltempo alla siccità.
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Francesca Mancuso