Aveva passato tutta la sua vita accanto agli emarginati, ai poveri, ai malati tra tende, baracche e strada. Addio a don Roberto Sardelli, il ‘prete dei baraccati’ che combatteva il consumismo e si schierava sempre dalla parte dei più deboli.
Aveva passato tutta la sua vita accanto agli emarginati, ai poveri, ai malati tra tende, baracche e strada. Addio a don Roberto Sardelli, il ‘prete dei baraccati’ che combatteva il consumismo e si schierava sempre dalla parte dei più deboli.
Originario di Pontecorvo, nella Bassa Ciociaria, don Roberto era stato ordinato sacerdote nel 1965, a 30 anni. È morto all’età di 83 anni dopo essere entrato nel cuore di tutti i ragazzi che aveva salvato dalla strada.
Ispirato dagli insegnamenti di don Milani, don Roberto si era speso in prima linea a favore di chi viveva nelle baracche proprio alle spalle della chiesa, costruite nelle arcate dell’Acquedotto Felice a San Policarpo.
Proprio nel 1969 aveva acquistato una delle baracche da una prostituta e si era trasferito lì per fondare la Scuola 725, una scuola del riscatto frequentata da chi veniva emarginato dalla scuola pubblica. Ma don Sardelli faceva anche tantissimi appelli per garantire una vita migliore a chi viveva nell’Acquedotto.
La richiesta di luce per le baracche, il gas, l’acqua. Scriveva lettere all’amministrazione per sensibilizzarle l’opinione pubblica a prendersi cura di quelle persone e della loro incolumità. Era contro le caste, la ricchezza, il consumismo.
Dopo lo sgombero aveva collaborato con Paese Sera, l’Unità e Liberazione, ma anche con riviste del mondo cattolico. Aveva fondato lo Studio di Flamenco, avvicinandosi al mondo rom, aveva seguito e sostenuto i malati di Aids.
Ma non solo aveva aiutato oltre 650 famiglie italiane immigrate provenienti da Sicilia, Calabria, Abruzzo e Basilicata, non con le parole ma con i fatti. Prete del Sessantotto e dei baraccati aveva sempre evitato i formalismi preferendo vivere tra gli ultimi.
Nel 2008 era stato realizzato il film “Non Tacere”. Lo scorso anno don Sardelli era stato insignito anche della laurea honoris causa all’Università degli Studi di Roma Tre.
Addio a questo grande uomo che ha fatto dell’amore per gli altri la sua unica ragione di vita.