Si chiama Roberto, ha vent'anni e da poco fa il giornalaio in un'edicola della periferia di Napoli. E ha già conquistato il cuore dei suoi concittadini grazie a un cartello che ha scritto ed esposto: "Buongiorno, mi chiamo Roberto e sono il vostro giornalaio. Ho l'autismo, vi chiedo di essere pazienti e di darmi un po' di tempo. Impareremo a conoscerci e questo mi aiuterà a servirvi meglio. Grazie mille"
Si chiama Roberto, ha vent’anni e da poco fa il giornalaio in un’edicola della periferia di Napoli. E ha già conquistato il cuore dei suoi concittadini grazie a un cartello che ha scritto ed esposto: “Buongiorno, mi chiamo Roberto e sono il vostro giornalaio. Ho l’autismo, vi chiedo di essere pazienti e di darmi un po’ di tempo. Impareremo a conoscerci e questo mi aiuterà a servirvi meglio. Grazie mille”.
Roberto è un ragazzo autistico. Lo è da quando aveva 18 mesi. La sua famiglia gli è sempre stata accanto. Un mese mamma, il padre e la madre Giancarlo e Titti, decidono di rilevare l’edicola del loro quartiere, Soccavo di Napoli, per offrire a Roberto una nuova possibilità, quella di mettersi in gioco, di stare a contatto con le persone, di lavorare e di avere una vita del tutto normale.
“Un mese fa, dopo aver ottenuto l’ok di due esperte che seguono Roberto, abbiamo deciso di rilevare l’edicola nel quartiere dove Roberto è cresciuto lanciando così un forte messaggio di integrazione. È andata benissimo” racconta il padre a Repubblica.
Insieme a Michela, la sorella di 25 anni, Roberto ha da poco iniziato questa avventura, offrendo giornali, riviste e sorrisi ai clienti. In cambio chiede solo un po’ di pazienza.
Oggi il giovane è davvero felice e realizzato. Il lavoro come giornalaio lo gratifica, lo fa sentire ancora più partecipe della vita del quartiere. Sembra aver trovato la propria strada.
“Il nostro – continua papà Giancarlo – vuole essere un messaggio forte alle famiglie che hanno ragazzi autistici, ma anche a chi, all’esterno, si ferma davanti ai luoghi comuni.
Una nuova storia di inclusione che dimostra quanto questi ragazzi, spesso emarginati, abbiano la voglia di affermarsi, di darsi da fare e di trovare la loro strada nella vita.
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Francesca Mancuso