Chi ha un giardino sicuramente si è accorto di quanto benessere si prova nel prendersi cura delle piante, maneggiando la terra e godendo del calore del sole (quando c’è). Tutto questo è diventato una vera e propria terapia per chi soffre di Alzheimer ma anche di autismo, sindrome di Down e depressione.
Chi ha un giardino sicuramente si è accorto di quanto benessere si prova nel prendersi cura delle piante, maneggiando la terra e godendo del calore del sole (quando c’è). Tutto questo è diventato una vera e propria terapia per chi soffre di Alzheimer ma anche di autismo, sindrome di Down e depressione.
Già da tempo, anche a livello internazionale, si parla e si sperimenta il potere terapeutico dei giardini (garden therapy) nei confronti di diversi tipi di malattie e disturbi, compresa la depressione. Adesso, anche grazie al lavoro di Andrea Mati, architetto paesaggista che proviene dal florivivaismo pistoiese, ogni malattia (o quasi) può avere il suo giardino su misura. I progetti, infatti, sono ideati e perfezionati sulle esigenze di specifici pazienti.
Mati ha realizzato giardini un po’ in tutta Italia e ha raccolto una serie di evidenti benefici che hanno mostrato le persone che hanno frequentato gli spazi da lui creati. Esperienze che, maturate nel corso di questi anni, saranno presentate dallo stesso architetto al 10° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer in programma a Montecatini Terme i primi di marzo.
Tutti i giardini, progettati a scopo terapeutico, hanno il fine di far sentire meglio le persone non solo a livello fisico ma anche psicologico, sociale e spirituale. Questi luoghi sono infatti in grado di rilassare la mente, calmare i pensieri ma anche stimolare il buon funzionamento del sistema immunitario.
Esistono sostanzialmente due grandi tipologie di giardini terapeutici:
- giardini educativi: riducono lo stress e aiutano a gestire le emozioni dei pazienti
- giardini riabilitativi: aiutano a sviluppare importanti capacità dei pazienti, non solo di tipo fisico ma anche psicologico, cognitivo e sociale grazie all’aiuto delle piante.
All’interno dei giardino sono spesso previste anche delle attività che possono spaziare da esercizi fisici a vere e proprie terapie riabilitative, dalla cura dell’orto ad altre attività per far socializzare i pazienti.
In tutti i giardini esistono poi zone relax con ombra dove chi vive lo spazio verde può sentirsi al sicuro e rilassarsi.
Per ogni malato il suo giardino speciale
Ma come si differenziano i giardini a seconda della patologia di pazienti a cui si rivolgono?
I giardini terapeuti per i malati di Alzheimer hanno come priorità il concetto di memoria: vengono realizzati ambienti verdi con alberi, piante ornamentali e aromatiche, con cascatelle e gazebi. I pazienti qui hanno la possibilità di richiamare alla memoria, riconoscere e collegare tutto quello che vedono e sperimentano, al proprio vissuto.
I giardini adatti a chi soffre di depressione sono incentrati invece più sul contatto fisico. Il progetto di Mati in questo caso è stato studiato insieme allo psichiatra Raffaele Bracalenti. In questi spazi verdi si rappresentano in vario modo le difficoltà del mondo reale con cui i pazienti devono scontrarsi. Si utilizzano ad esempio le cortecce rugose degli alberi che simboleggiano il mondo reale in opposizione ai fantasmi della depressione.
Mati, che nel frattempo si è guadagnato il soprannome di “uomo che cura la mente con il verde”, definisce quello del giardino utilizzato a fini curativi un “modello terapeutico gentile, ecologico e non invasivo”.
Effettivamente si tratta di un modo bellissimo per prendersi cura della terra e delle persone che ci ricorda, tra l’altro, l’esistenza di quella connessione ancora attiva tra noi e la madre terra.
Non vi sembra la terapia naturale per eccellenza?
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Francesca Biagioli