In Germania si cercano medici italiani: 4.000 euro mensili, alloggio e agevolazioni compresi.
Quando si dice: cervelli in fuga… Fa riflettere l’annuncio di un ospedale in Germania che offre uno stipendio da favola, formazione e pure alloggio ai medici che superano le selezioni
Andarsene in Germania per diventare medici affermati. Accade, eccome se accade, e quello sanitario non è l’unico campo – ahinoi – in cui i nostri giovani trovano posti gratificanti ovunque tranne che in Italia. Quel che tutti i ragazzi hanno in comune, quasi sempre, è una laurea, svariate specializzazioni e anni di gavetta.
Ha fatto scalpore l’ultimo annuncio che arriva dal Katholisches Krankenhaus, un ospedale cattolico di Hagen da 3mila dipendenti in Germania, che ha offerto posti di lavoro alle nostre eccellenze italiane con stipendio base a partire da 4.402,38 euro al mese, contratto per la durata della formazione specialistica di 5 anni, 30 giorni di ferie in un anno e un programma di integrazione e supporto dopo l’arrivo in Germania.
E non solo: i fortunati avranno anche un alloggio organizzato all’interno del complesso ospedaliero e una sorta di licenza statale che abilita all’esercizio della professione medica.
Diversi gli ambiti di interesse: dalla geriatria alla medicina interna, dalla cardiologia alla neurologia, fino ad arrivare alla psichiatria.
La domanda per candidarsi deve pervenire entro e non oltre il 18 febbraio, mentre le selezioni si terranno a Roma il 25 e 26 febbraio.
L’ennesima conferma, questa, che in Europa sono le nostre eccellenze quelle che si ricercano. Soprattutto in ambito sanitario, i cacciatori di teste in Germania, ma anche in Francia, offrono contratti immediati e stipendi da capogiro. Chi non ha nulla da perdere qui è ovvio che un pensierino lo fa.
Non è certo un massimo per la nostra economia: se da un lato queste sono enormi opportunità per i nostri precari, dall’altro tutto ciò può causare un grosso danno alla sanità del Paese. Ne è convinto Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, che dalle colonne del Corriere della Sera lancia un monito:
“Se non cambiamo rotta andiamo incontro a una catastrofe. Già oggi i ragazzi che noi formiamo, e sono signori medici, si vedono spesso costretti a fare le valige e partire. Parliamo di giovani che dopo la laurea non hanno la garanzia di poter ottenere una borsa per la specializzazione e che, troppe volte, sanno già di dover lavorare come precari per anni e anni. Con l’autonomia differenziata avremo un fenomeno ancor più preoccupante, una fuga di medici che dalle regioni più povere sceglieranno legittimamente sistemi con maggiori capacità di spesa. Tutti i migliori professionisti andranno a lavorare nelle strutture, anche pubbliche, del Nord Italia. O comunque di quelle regioni ‘ricche’ che potranno offrire condizioni contrattuali migliori”.
Insomma, anche in fatto medico, miei cari, la nostra Italia deve “cambiare rotta“: creiamo come sempre competenze ed eccellenze e poi chi è più organizzato e meno corrotto di noi ce la fa sotto al naso.
Germana Carillo