Mucche prese a calci e picchiate con tubi di ferro, vitelli appena nati scaraventati a terra e sottoposti alla bruciature delle corna. Questo l’ennesimo orrore documentato da Essere Animali nella sua ultima investigazione.
Mucche prese a calci e picchiate con tubi di ferro, vitelli appena nati scaraventati a terra e sottoposti alla bruciature delle corna. Questo l’ennesimo orrore documentato da Essere Animali nella sua ultima investigazione.
Attenzione questo articolo contiene video e immagini che potrebbero urtare la vostra sensibilità
Ecco cosa si nasconde in alcuni allevamenti per la produzione di latte del Nord Italia: maltrattamenti sofferenza e morte per mucche e vitelli.
Si tratta della prima indagine che documenta tutte le fasi di allevamento delle mucche da latte, filmata con telecamere nascoste da attivisti sotto copertura, assunti nelle aziende come lavoratori.
“Alle mucche viene fatto di tutto: le bastonano per farle muovere, le fecondano tramite un braccio nel retto, gli strappano il vitello appena nato e tutte queste brutture le ho viste fare con una violenza che è diventata prassi, che le fa apparire come se fossero lecite”, dice Alberto, uno degli investigatori di Essere Animali.
Gli orrori dietro la produzione di latte
Le immagini mostrano maltrattamenti in violazione alla legge sulla protezione degli animali, segnalati alle autorità competenti.
Gli infiltrati sono riusciti per la prima volta a filmare l’intero ciclo di allevamento, dalla riproduzione che avviene con l’inseminazione artificiale, alla mungitura fino al trattamento dei vitelli.
Un video straziante in cui gli operatori colpiscono le mucche con calci e tubi di ferro, sollevano mucche agonizzanti (vietato dal Regolamento CE n.1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto). Ancora la decorazione dei vitelli, che viene effettuata su tutti i bovini di allevamento ma deve essere eseguita con anestesia dal veterinario e non da un operatore improvvisato.
Secondo l’associazione per la produzione industriale di latte le mucche sarebbero sfruttate fino allo sfinimento.
Negli allevamenti intensivi sono costrette a partorire un vitello ogni anno, poiché come tutti i mammiferi producono latte solo dopo il parto. Spesso anche i calori sono indotti con sostanze chimiche, perché sarebbe economicamente sconveniente mantenere mucche improduttive.
“Per la maggior parte della loro vita sono quindi gravide, ma al tempo stesso vengono munte con mungitrici meccaniche due volte al giorno per 300 giorni l’anno. Inoltre si tratta di razze selezionate geneticamente per la produzione di latte. Oggi una mucca frisona ne produce in media 28 litri al giorno, contro i 17 del 1985. Con questi ritmi è aumentata la produzione, ma anche i problemi al benessere degli animali”, spiega Essere Animali.
Il video mostra diversi episodi di mucche ‘a terra’, incapaci di reggersi sulle zampe, con evidenti segni di sofferenza. Alcuni animali presentano ferite o scivolano sul pavimento bagnato.
Il parto e la separazione del cucciolo
Le telecamere nascoste hanno ripreso anche il momento del parto e la separazione del cucciolo della madre, che avviene subito dopo la nascita. Le immagini sono inquietanti: la mucca muggisce disperata chiamando il vitello che viene brutalmente trasportato con un trattore, legato per una zampa e gettato in un minuscolo box dove, per legge, potrà rimanere per 8 settimane.
Se il vitello è femmina diventerà una mucca da latte, se è maschio sarà macellato a sei mesi per la carne bianca di vitello, ottenuta alimentando gli animali con un’alimentazione povera di ferro.
“Il vitello viene separato dalla madre perché il latte è destinato al consumo umano, dalla cui vendita gli allevatori traggono più del 95% dei loro profitti. I vitelli maschi che non producono latte sono considerati quindi come un sottoprodotto, valgono meno. Le immagini mostrano diversi vitelli morti e agonizzanti”, spiega l’associazione.
Non solo i vitelli però finiscono al macello. Anche le mucche da latte dopo soli 4-5 anni di vita vengono ‘riformate’, mentre potrebbero vivere sino a 20 anni. A giugno 2018 negli allevamenti italiani secondo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale erano presenti 2.249.722 mucche.
“Al contrario di quanto si vede nelle pubblicità, quasi nessuna ha accesso al pascolo, condizione che non è vincolante nemmeno per la produzione biologica. Diffondiamo questa indagine con un appello ai consumatori a ridurre il consumo di latte e formaggi. Oggi è più semplice grazie a tante alternative vegetali, ad esempio i consumi di latte degli italiani sono già calati del 20% rispetto al 2010”, chiosa Essere Animali.
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Dominella Trunfio
Foto: Essere Animali