E’ arrivato il momento di dire basta alla presenza di arsenico e altri metalli pesanti nei prodotti destinati ai nostri figli. Purtroppo diversi studi hanno evidenziato ancora oggi la presenza di queste sostanze tossiche in latte formula e cibi per la prima infanzia.
E’ arrivato il momento di dire basta alla presenza di arsenico e altri metalli pesanti nei prodotti destinati ai nostri figli. Purtroppo diversi studi hanno evidenziato ancora oggi la presenza di queste sostanze tossiche in latte formula e cibi per la prima infanzia.
Sul numero di gennaio di “Scientific American” si fa il punto della situazione sulla questione arsenico con particolare riferimento ai prodotti per neonati e bambini. Già dalle prime pappe, i piccoli entrano in contatto con questa sostanza tossica dato che viene consigliato dai pediatri l’utilizzo della farina di riso. Studi hanno rilevato che molte marche contengono quantità misurabili di arsenico inorganico, il tipo più tossico.
E purtroppo il rischio non è solo nel riso. Una ricerca di Consumer Reports dello scorso agosto aveva preso a campione 50 alimenti per neonati e bambini, comprese una serie di marche biologiche (non vendute nel nostro paese), scoprendo che praticamente ogni prodotto risultava contaminato da un metallo pesante. 15 ne avevano poi una quantità talmente alta da presentare potenziali rischi per i bambini che ne consumavano ogni giorno.
Anche nel 2017 uno studio americano, che aveva analizzato 500 prodotti di 60 marche diverse, era arrivato alla stessa drammatica conclusione. arsenico, BPA e altre sostanze potenzialmente tossiche si trovano nel latte formulato e più in generale nel baby food.
Uno studio dell’ANSES, Agenzia francese per la sicurezza alimentare, ha poi individuato vari agenti inquinanti in diversi prodotti che consumano quotidianamente i più piccoli come biscotti, omogenizzati e latte in polvere. In questo caso erano stati trovati nel baby food arsenico, nichel, piombo, acrilamide e tossine da stampe.
I rischi dell’arsenico e dei metalli pesanti per i più piccoli
Come ricorda la rivista “Scientific American”, arsenico e metalli pesanti possono compromettere lo sviluppo cognitivo nei bambini, particolarmente a rischio proprio a causa del loro organismo più piccolo che assorbe maggiormente rispetto a quello degli adulti.
I metalli pesanti che si accumulano nel corpo dei bambini aumentano il rischio di cancro, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari, problemi riproduttivi e cognitivi. In particolare l’arsenico, poi, sarebbe in grado di ridurre il QI dei più piccoli.
Cosa possiamo fare
Per prima cosa possiamo stare attenti che la dieta dei nostri figli sia il più possibile priva di queste sostanze. Nei primi mesi di vita andrebbe favorito l’allattamento al seno e successivamente si può scegliere di utilizzare, solo per brevi periodi, le farine apposite per l’infanzia per passare poi al normale cibo (oppure optare direttamente per l’autosvezzamento, facendo sempre attenzione a cosa si mette in tavola per i più piccoli).
Oltre a variare i tipi di cereali che utilizziamo nella nostra alimentazione e in quella dei bambini, è bene sapere come cucinare il riso per togliere l’arsenico.
Come ricorda “Scientific American” :
“è improbabile che bassi livelli di esposizione per brevi periodi causino effetti devastanti e i genitori dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dei livelli complessivi di queste sostanze tossiche nella dieta totale dei loro figli per limitare i danni”.
D’altronde i metalli pesanti si trovano nel suolo e nell’acqua e dunque qualsiasi coltivazione ne è a rischio. Ovviamente l’inquinamento e alcuni processi di produzione agricola aumentano il problema e ci sono poi alcuni tipi di coltivazioni (come ad esempio il riso che ha bisogno di molta acqua) che sono decisamente più a rischio di altre.
D’altro canto, però, chi si occupa di cibi per bambini e neonati dovrebbe vigilare meglio affinché non vi siano tracce preoccupanti di arsenico e metalli pesanti nel ciclo produttivo. Le aziende, dunque, potrebbero e dovrebbero adottare misure di sicurezza più ferree nei confronti del baby food.
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Francesca Biagioli