Pane fresco, pane conservato o congelato? Da oggi, 19 dicembre, le etichette cambiano, con maggiore tutela dei consumatori
Pane fresco, pane conservato o congelato? Da oggi, 19 dicembre, le etichette cambiano, con maggiore tutela dei consumatori
È tempo di fare chiarezza sia nei panifici che negli scaffali dei supermercati. A Novembre era stato finalmente varato il nuovo Decreto ministeriale che disciplina la denominazione di queste tipologie di prodotti, stabilendo che siano ben differenziati agli occhi di chi li acquista.
Il Ministro dello Sviluppo Economico, insieme a quello delle Politiche Agricole e della Salute, ha emanato il decreto interministeriale 1° ottobre 2018, n. 131 in materia di “denominazione di «panificio», di «pane fresco» e dell’adozione della dicitura «pane conservato»“. Pubblicato in Gazzetta ufficiale, il decreto è ufficialmente in vigore da oggi, 19 dicembre.
Le nuove etichette del pane, cosa cambia
Il pane confezionato che ha subito un processo di congelamento o surgelazione o che contiene “additivi conservanti” non potrà essere venduto come fresco. Ma non solo: in etichetta dovrà essere riportata anche l’indicazione “Conservato” o “A durabilità prolungata”.
Quando il pane è davvero fresco? Differenze con pane conservato
Secondo quanto riportato nel decreto, è considerato pane fresco solo quello preparato secondo un processo di produzione
“continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o surgelazione, ad eccezione del rallentamento del processo di lievitazione, privo di additivi conservanti e di altri trattamenti aventi effetto conservante”.
Per processo continuo si intende quello in cui non intercorra un “intervallo di tempo superiore alle 72 ore dall’inizio della lavorazione al momento della messa in vendita” del pane.
Di conseguenza, il pane non preimballato per il quale durante la sua preparazione viene utilizzato un metodo di conservazione ulteriorem deve essere messo in vendita con una dicitura aggiuntiva in cui deve essere evidenziato sia il metodo di conservazione utilizzato che le modalità di conservazione e di consumo. Quest’ultimo inoltre dovrà essere esposto in scomparti appositamente riservati, diversi rispetto a quelli del pane fresco.
Per il Presidente dei panificatori Davide Trombini, il nuovo decreto è un risultato importante ma è urgente una legge sulla panificazione, attualmente in esame al Senato e alla Camera. A suo avviso infatti occorre specificare ancora meglio in etichetta la denominazione di pane
“completata dalla dicitura ‘parzialmente cotto’ od altra equivalente, nonché l’avvertenza che il prodotto deve essere consumato previa ulteriore cottura con determinate modalità; che in caso di prodotto surgelato l’etichetta riporti anche le indicazioni previste dalla normativa vigente in materia di prodotti alimentari surgelati, nonché la dicitura ‘surgelato’; che i prodotti ottenuti dalla cottura di impasti preparati con farine alimentari, ancorché miscelati con sfarinati di grano, siano venduti aggiungendo alla denominazione di pane in etichetta anche la specificazione del vegetale da cui proviene la farina impiegata”.
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Francesca Mancuso