Una pianta in grado di eliminare piombo e metalli pesanti dal terreno. È la “Lasiurus scindicus”, una specie vegetale che si trova di solito nel deserto e che sarebbe un ottimo fitorimedio per bonificare i terreni inquinati.
Una pianta in grado di eliminare piombo e metalli pesanti dal terreno. È la “Lasiurus scindicus”, una specie vegetale asiatica che si trova di solito nel deserto e che sarebbe un ottimo fitorimedio per bonificare i terreni inquinati.
Si chiama Fitorimedio (Phytoremediation in inglese) ed è il sistema con cui si utilizzano le piante per bonificare i terreni inquinati. Se è infatti sotto gli occhi di tutti che le pratiche agricole moderne lasciano danni ambientali di lunga durata, c’è un filone nella ricerca scientifica che cerca modi naturali per invertire questo danno. Tanto che si è da poco identificata una pianta asiatica che sarebbe in grado di rimuovere il piombo dai terreni inquinati.
Si deve all’Università JECRC in India, infatti, la scoperta di un processo che ripristina il suolo che è stato inquinato dal piombo. Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Environmental Sciences, ha identificato la “Sewan grass” (nome scientifico: Lasiurus scindicus), una pianta che si trova di solito nel deserto, per assorbire efficacemente il piombo nelle sue radici.
Sappiamo bene che il piombo, di per sé, non è del tutto negativo: è un elemento naturalmente presente nel terreno. È ovvio che però, poiché il suolo è esposto all’inquinamento, la quantità di piombo aumenta a livelli preoccupanti: da un intervallo normale di 15-40 parti di piombo per milione di parti di terreno (ppm) o 15-40 milligrammi di piombo per chilogrammo di terreno (mg / kg) , può aumentare fino a diverse migliaia di ppm. Ciò si traduce in una contaminazione del suolo, che in alcune aree può presentare gravi problemi.
Nelle aree densamente popolate, le principali cause della contaminazione da piombo nel suolo sono le vernici a base di piombo e l’uso di combustibili a base di piombo. In India, dove i ricercatori hanno condotto il loro studio, questi effetti stanno lentamente prendendo effetto, a causa soprattutto del rapido aumento della crescita industriale, moltiplicandosi anche i livelli di acque reflue e di rifiuti. Va da sé che, quindi, anche gli ecosistemi nelle vicinanze rischiano di essere gravemente danneggiati, compresi la salute di piante e animali e la produttività complessiva del terreno.
Nello studio, i ricercatori hanno identificato il cromo, il mercurio, il piombo, il cadmio, il rame e il nichel come metalli pesanti che destano maggiore preoccupazione. Il piombo, in particolare, non è richiesto dalle piante per crescere, ma una maggiore concentrazione in una pianta può compromettere la crescita e lo sviluppo del seme, oltre ad avere una influenza negativa sulla massa di germogli e radici.
Gli studiosi hanno così provato la “phytoremediation” per ripristinare il piombo dal terreno contaminato: hanno dapprima raccolto campioni di suolo e acqua contaminati dal piombo e li hanno messi in vasi in concentrazioni diverse. Hanno poi seminato l’erba per un periodo di prova di 105 giorni. In questo lasso di tempo, il team ha regolarmente testato il terreno e l’acqua per valutare la quantità di metallo pesante presente nel terreno.
Sulla base dei risultati, hanno scoperto che la pianta era ricettiva al piombo e che le radici lo avevano accumulato: in particolare, nei campioni è stato rilevato un incremento delle concentrazioni di piombo nelle radici al 45° e al 65° giorno dopo l’esposizione.
“L’accumulo di piombo nel Lasiurus scindicus (per lo più nelle sue radici), conferma la sua potenzialità come phytoremediatore”, concludono i ricercatori.
Coltivare su terreni inquinati contaminati piante che risultino in grado di assorbire gli agenti nocivi e di ripristinare la salubrità del terreno può essere una valida soluzione per tornare ad avere terreni sani. Ma quante ce ne vorrebbero per le migliaia e migliaia di ettari di terre contaminate?
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