Il polistirolo, correttamente differenziato, può tornare a nuova vita sotto varie forme. In realtà quando parliamo di polistirolo, comunemente intendiamo il classico materiale bianco e leggero, le "perline" utilizzate ad esempio per proteggere i grandi elettrodomestici durante il loro trasporto. Ma si tratta solo di un utilizzo dei cosiddetti Stirenici.
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Il polistirolo, correttamente differenziato, può tornare a nuova vita sotto varie forme. In realtà quando parliamo di polistirolo, comunemente intendiamo il classico materiale bianco e leggero, le “perline” utilizzate ad esempio per proteggere i grandi elettrodomestici durante il loro trasporto. Ma si tratta solo di un utilizzo dei cosiddetti Stirenici.
Anche piatti e bicchieri di plastica sono fatti di polistirolo, o meglio di Polistirene Antiurto. Lo stesso materiale serve anche a formare il rivestimento interno di frigoriferi e freezer. Innumerevoli usi, spesso meno noti ca che è bene conoscere anche in funzione di una corretta raccolta differenziata.
Gli Stirenici
Il polistirolo è uno dei materiali più utilizzati nel settore del monouso e fa parte della famiglia degli Stirenici. In Europa vengono utilizzate circa 50mila tonnellate di materie plastiche. La famiglia degli stirenici, ossia tutti i prodotti derivati dallo stirolo, ritaglia per se 4,5 milioni di tonnellate di consumo. L’Italia è il secondo paese trasformatore di materie plastiche con circa 7 milioni di tonnellate di consumo e la famiglia degli stirenici è pari a 700mila tonnellate, il 10% del totale.
A spiegarci come nasce il polistirolo è Luisa Lavagnini, Vice Presidente Business Unit Stirenici di Versalis (ENI). Questo materiale viene prodotto da una serie di monomeri. Le materie prime di base sono il benzene e l’etilene. Tramite un processo chimico si produce il cosiddetto l’etilbenzene da cui a sua volta si produce lo stirene monomero. Quest’ultimo diventa polistirene nelle varie forme. I produttori lo forniscono sotto forma di pellets o di perline che contengono all’interno un espandente.
Si tratta di materiali molto versatili e prodotti in vari modi. Possono essere termoforati, stampati a iniezione o espansi, con l’aggiunta di aria. Fanno parte della famiglia dei cosiddetti Stirenici:
- il GPPS: noto anche come Polistirene Cristallo esso è trasparente, viene prodotto in stampaggio a iniezione ed è utilizzato ad esempio per i contenitori delle uova, per i cassetti del frigorifero e per i calici usa e getta ma anche per le penne, i giocattoli, le scatole elettriche e l’involucro di macchinari medicali;
- l’HIPS: noto anche come Polistirene Antiurto, esso viene pridotto in termoforatura e utilzzato con l’aggiunta di gomma per la realizzazione delle classiche stoviglie usa e getta (piatti e bicchieri) e per i rivestimenti interni di frigo e freezer e per i vasetti dello yogurt;
- l’EPS: noto come Polistirene Espandibile, è il classico polistirolo bianco e leggero usato per le cassette del pesce e di altri alimenti e per gli imballaggi. Viene usato anche per l’isolamento termico “a cappotto” degli edifici;
- il SAN: noto come Complimero Stirene-AcriloNitrile è trasparente, duttile e molto resistente. Viene utilizzato per creare utensili da cucina e stoviglie;
- l’ABS: noto come Terpolimero Acrilonitrile-Butadiene-Stirene, è caratterizzato da una elevata resilienza e da resistenza chimica. È un materiale opaco e viene utilizzato per realizzare alcune componenti delle auto, ad esempio il cruscotto, e per le macchinette da caffè.
Il processo di Riciclo del Polistirolo
Perché è importante riciclare questi rifiuti? Se n’è parlato nei giorni scorsi a Palermo, in occasione del convegno “Innovazione tecnologia delle materie plastiche nell’economia circolare in Sicilia”, organizzato da Corepla.
Una delle principali applicazioni a livello italiano ed europeo è costituita dall’utilizzo come imballaggio, comprese anche le discusse stoviglie monouso. In realtà, come ci ha spiegato Antonio Protopapa, Direttore R&D di Corepla a margine del convegno, il polistirolo delle stoviglie monouso è riciclabile tanto quanto tutti gli altri materiali.
“Esse vengono conferite nella raccolta differenziata e avviate a recupero. Il problema è che col polistirolo si è partiti un po’ più tardi con l’attività di selezione e di avvio a recupero rispetto ad altri materiali perché è più complesso, soprattutto con piatti e bicchieri perché sono fatti di un materiale molto leggero e difficilmente selezionabile, però una volta inviato agli impianti di riciclo, il prodotto è completamente riciclabile” spiega. “Siamo sviluppando sempre di più nuove tecnologie per fare un vero e proprio riciclo, riutilizzando questi prodotti facendo un nuovo granulo, che diventa una materia prima destinata a nuove applicazione”
Cosa accade al polistirolo dopo la raccolta differenziata?
Nella maggior parte dei casi, soprattutto per i materiali di uso domestico, se correttamente differenziato il polistirolo (sia sotto forma di bicchieri che di imballaggi) viene separato e trattato per tornare a nuova vita: finisce per essere trasformato esattamente nello stesso oggetto o viene ridotto in granuli e poi trattato per nuovi utilizzi.
Un esempio del primo caso è dato dal progetto RiVending, in corso a Parma, che permette di recuperare e riciclare bicchieri e palette in plastica per distributori automatici, creando un “ciclo chiuso” conforme alle richieste dell’Unione Europea nell’ottica di una efficiente economia circolare.
“I consumatori dei distributori automatici, dopo aver gustato il proprio caffè, saranno invitati a buttare bicchierino e paletta in un apposito contenitore che permetterà di isolare il materiale plastico di cui sono fatti, dagli altri imballaggi in plastica. Questo contenitore avrà al suo interno un sacchetto di colore verde che sarà ritirato insieme al resto della raccolta differenziata da Iren, la società incaricata del servizio nel Comune di Parma, che ha patrocinato il progetto. Questo ciclo virtuoso di raccolta e riciclo dei bicchierini e palette del vending permetterà innanzitutto di semplificare il processo di selezione del materiale e di recuperare una plastica di altissima qualità e valore con cui si potranno creare nuovi prodotti. L’obiettivo finale a cui tende il progetto, è però quello di trasformare il bicchiere usato in un nuovo bicchiere, creando così nel settore un’efficiente economia circolare” spiega Corepla.
Il Polistirene Espandibile, il classico polistirolo leggero, viene sottoposto a un processo di triturazione, successivamente viene fuso attraverso l’applicazione di calore a pressioni controllate ed estruso e solidificato. Infine, viene rimodellato per ottenere un materiale lavorabile. Uno dei principali problemi legati al riciclo di questo materiale è legato al fatto che essendo utilizzato per il packaging alimentare spesso è contaminato e richiede quindi un processo preliminare di purificazione.
“Il polistirolo, insieme ad altri tipi di plastiche, deve essere correttamente differenziato. Poi passa ai selezionatori, le industrie che fanno parte del consorzio di Corepla che attraverso una strumentazione particolare riescono a separare le varie tipologie di plastica. Quindi riescono a fare lo stream del polietinele, del polipropilene e del PET ma anche del Polististolo” spiega Lavagnini.
Cosa accade alle stoviglie di plastica?
“È un progetto pilota che stiamo portando avanti in Versalis. Abbiamo già verificato la possibilità i trasformare i piatti e i bicchieri all’interno delle nostre lastre per l’isolamento termico degli edifici” prosegue.
Gli usi del polistirolo a fine vita che non ti aspetti
In questa fase le principali sono applicazioni non così nobili ma fanno già parte della nostra vita quotidiana. Ad esempio il polistirolo riciclato viene usato per fare gli appendini per gli abiti.
In realtà, ad oggi il polistirene espandibile ritorna all’interno del suo ciclo: viene utilizzato dalle stesse società che producono lastre per l’isolamento termico. Esse lo ritirano nei negozi di elettrodomestici, lo portano nelle stesse aziende in cui è stato prodotto. Qui il materiale viene spezzettato e usato per realizzare lo stesso polistirolo ma presto potrà essere usato per produrre altro packaging.
Il materiale viene utilizzato anche per l’isolamento termico degli edifici, nel cosiddetto “cappotto”.
Come giudica la decisione dell’Europa di mettere al bando l’usa e getta?
“La plastica viene demonizzata perché si fa un assunto sbagliato. Si dice che la causa del marine littering sia la plastica monouso. Il fatto che essa arrivi in mare è legato a qualcuno che la disperde e la abbandona. Si toglie un bene preziosissimo, che una volta bandito cambierà il nostro modo di vivere sociale, soprattutto nel caso di eventi con grandi assembramenti di persone. In più il polistirolo costituisce solo lo 0,2% del prodotto trovato sulle spiagge. Il primo che deve avere coscienza del problema dell’abbandono è il consumatore, che deve farlo in maniera consapevole sapendo che quel materiale è un bene che deve tornare a costituire manufatti della vita quotidiana”.
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Francesca Mancuso