Queste anatre disperate ci mostrano tutto l’orrore dei richiami vivi

Catturate e rinchiuse in gabbia cantano disperate per attirare anatre libere e permettere ai cacciatori di intrappolarle e ucciderle. Questo è quello che succede ogni anno durante la stagione venatoria, ma le vittime non sono solo anatre, ma anche merli, le allodole, le cesene, i tordi e tanti altri uccelli migratori che diventano i cosiddetti richiami vivi.

Catturate e rinchiuse in gabbia, cantano disperate per attirare anatre libere e permettere ai cacciatori di intrappolarle e ucciderle. Questo è quello che succede ogni anno durante la stagione venatoria, ma le vittime non sono solo anatre, ma anche merli, le allodole, le cesene, i tordi e tanti altri uccelli migratori che diventano i cosiddetti richiami vivi.

Questa immagine che mostra anatre in gabbia proviene dalla Francia. Piccoli uccelli che, quando non sono costretti a cantare come richiami vivi, passano la loro vita al buio, in gabbia, in luoghi spesso freddi e umidi con poca luce.

“È impossibile volare e un movimento di troppo può causare traumi o ferite. La percezione del cambiamento di stagione e i ritmi giorno/notte sono sconvolti. Gli uccelli che sopravvivono all’atrofizzarsi degli arti e allo sconvolgimento comportamentale rischiano di non tornare a volare liberi, mai più”, spiega la Lipu raccontando il fenomeno.

Ma purtroppo anche se assurdo, in Francia tutto ciò è ancora permesso dalla legge, mentre fortunatamente l’Italia nel 2005 si è adeguata alla Direttiva comunitaria 2009/147/Ue, che vieta l’uso di metodi non selettivi per la cattura degli uccelli. Di fatto le reti e il vischio, normalmente utilizzati dagli uccellatori, sono finalmente fuorilegge.

Ciò non toglie che il mercato illegale dei richiami vivi è sempre in movimento, quasi ogni giorno le associazioni animaliste e ambientaliste denunciano casi in molte regioni italiane e non dimentichiamo che in Lombardia erano state presentate due proposte di legge in deroga ai cacciatori sul tema, che poi non sono state approvate.

Tecnicamente l’utilizzo degli uccelli come richiami vivi è una pratica legata alla caccia da “capanni” fissi o temporanei.

“Vivono in gabbia in condizioni igieniche precarie, senza la possibilità di distendere le ali destinate così ad atrofizzarsi e di fare le quotidiane abluzioni e bagni di sabbia, che in natura amano fare per proteggersi dai parassiti. Costretti ad una detenzione dove le zampe si ricoprono di piaghe e ulcere, nella quale il tasso di mortalità è impressionante”, spiega la Lega per l’abolizione della caccia.

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A queste migliaia di piccoli uccelli migratori come allodole, cesene, merli, tordi, colombacci e pavoncelle è negata la libertà quotidiana di volare e seguire il loro istinto che li porterebbe a volare per chilometri e chilometri durante le stagioni migratorie.

“Migliaia perché ogni anno il “capannista” deve procurarsi degli uccelli freschi, per ragioni di richiamo o per rimpiazzare quanti sono morti nel corso dell’anno precedente. Oltre a queste specie vengono utilizzate anche anatidi per la caccia da appostamenti acquatici”, continua la Lac.

Per questa pratica crudele vengono utilizzati uccelli allevati appositamente, ma troppo spesso anche frutto di catture illegali, per questo motivo è necessario che al più presto la Francia come altri Paesi europei si adegui alla normativa che vieta esplicitamente l’uso di richiami vivi.

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Dominella Trunfio

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