5 minuti per spiegare cosa significa diventare genitori. Il monologo di Valerio Mastandrea in onda nella terza puntata di EPCC A TEATRO, lo show di Alessandro Cattelan in programma ogni martedì su Sky Uno, racconta ciò che succede quando a casa arriva un bèbe
5 minuti per spiegare cosa significa diventare genitori. Il monologo di Valerio Mastandrea in onda nella terza puntata di EPCC A TEATRO, lo show di Alessandro Cattelan in programma ogni martedì su Sky Uno, racconta ciò che succede quando a casa arriva un bèbe.
Gioie e dolori senza falsa retorica e conditi da ironia. Chi non si ritrova in tutto o quasi, quello che dice Mastandrea?
“I figli ti invecchiano perché passi le giornate curvo su di loro e la tua colonna vertebrale assume quella postura, perché parli lentamente affinché ti capiscano e quindi sembri rallentato, perché ti trasmettono malattie che il loro sistema immunitario sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane, perché ti tolgono il sonno per sempre”, dice l’attore romano.
“Assonnato, curvo, lento e acciaccato: sei della terza età”. E poi via con ironia a sciorinare tutto ciò che ‘finisce per sempre’: “la stagione degli aperitivi,feste e possibilità che ti sembravano il senso stesso della vita”.
“Murato in casa e reso cieco da una congiuntivite, hai un vago ricordo di ciò che eri, ma hai solo molto, molto sonno”. Mastandrea racconta poi lo stretto legale dei figli che si insinuano nella mente: “se sei con loro ti soffocano, se non ci sono ti mancano”.
Geniale ancora nell’approccio al secondo figlio. “Con il primo ti illudi ancora di avere una vita, nove mesi dopo che è nato il tuo secondo figlio, il tuo appartamento è un 41bis”.
E’ qui che si insidiano i problemi di coppia, i litigi su chi deve fare la spesa, il balzo al citofono pur di uscire di casa e la sera? “Valuti dalla finestra del bagno se fare un salto nel vuoto”.
“Ma poi quando riesci a uscire grazie alla baby sitter, ti rendi conto che il mondo non è più lo stesso, non fa più per te. La gente è vitale, allegra e tu ti aggiri con lo sguardo perso e vuoi solo tornare a casa”.
Ma più di tutto, è quello che i figli fanno alla tua mente. “Ti fanno ripiombare che manco l’ipnosi, nel tuo passato: l’odore degli alberi prima di entrare a scuola, la catena sporca della bici, le ginocchia sbucciate. Questi ricordi sono la mazzata finale, i gin tonic hanno smesso di darti l’illusione dell’eternità. Ma il tuo cuore non è mai stato così grande”.
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