Pellet non sicuro, al cui interno erano presenti elevate percentuali di formaldeide e di collanti. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che ha sequestrato 240mila kg di pellet nocivo, contenuto in 16mila sacchi da un negozio del Biellese
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Pellet non sicuro, al cui interno erano presenti elevate percentuali di formaldeide e di collanti. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che ha sequestrato 240mila kg di pellet nocivo, contenuto in 16mila sacchi da un negozio del Biellese.
Dopo aver effettuato il primo sequestro, i militari hanno individuato i fornitori e gli importatori delle confezioni che riportavano marchi qualificati. L’indagine si è conclusa così col sequestro di oltre 240 tonnellate di pellet nocivo.
Denunciati i tre i titolari di altrettante aziende piemontesi, lombarde e venete, accusati di frode in commercio e immissione sul mercato di prodotti pericolosi. Il pellet prodotto con materiale di scarto permette di risparmiare sui costi di fabbricazione.
La formaldeide è una sostanza molto pericolosa. Dal 2004, lo Iarc, l’Associazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro l’ha inserita nell’elenco delle sostanze considerate con certezza cancerogene per la specie umana.
Come scegliere il pellet in sicurezza
Come fare dunque ad acquistare pellet in sicurezza? Un banale trucco è quello di guardare quanta segatura è presente nel sacchetto: se è tanta vuol dire che il pellet tende a sfaldarsi ma spesso questo non basta.
Ricordiamo che il pellet viene prodotto comprimendo la segatura del legno. Il risultato sono i classici piccoli cilindri utilizzati per il riscaldamento domestico. Si distingue in tre classi:
- A1: corrisponde alla qualità più elevata, caratterizzata da un contenuto di ceneri massimo pari allo 0,7%;
- A2: caratterizzata da un contenuto di ceneri minore o al massimo uguale all’1,2%;
- B: per utilizzo non domestico, caratterizzata da un contenuto di ceneri massimo del 3,5%.
Secondo le analisi condotte da Altroconsumo, per riconoscere un pellet di qualità bisogna tenere conto soprattutto di due parametri:
- il contenuto di ceneri, considerando che un pellet che ne contiene molte produce più polveri nella combustione e costringe a pulire più frequentemente la stufa
- la quantità di segatura nel sacchetto (tanta segatura indica che il pellet tende a sfaldarsi).
In mancanza di una certificazione obbligatoria…
Purtroppo a livello nazionale non vi è l’obbligo di certificare la qualità del pellet. Nonostante questo, però, alcuni produttori sottopongono i loro prodottia test di qualità, con tanto di certificazione della filiera, dalla produzione alla distribuzione.
In ogni caso, diffidiamo dai pellet contenuti in imballaggi anonimi, cioè privi del nome del produttore e di qualunque informazione sulla composizione oppure venduti sfusi. Queste tipologie sono inoltre vietate dalla legge.
Come leggere le etichette del pellet
Residuo di ceneri, potere calorifico e contenuto idrico sono presenti in etichetta così come la presenza di eventuali metalli pesanti come arsenico, cadmio e piombo. Quindi basta leggerla per decidere se acquistare o meno un prodotto.
Per quanto riguarda il potere calorifico, esso si aggira è attorno ai 4,7-4,8 kWh/kg. Diffidiamo da cifre più alte.
“Possono essere considerate imprecise e fuorvianti: il potere calorifico non può essere calcolato allo stato anidro, ma va misurato per quello specifico pellet con il suo contenuto idrico, mediamente del 6-8%” spiega Altroconsumo.
Quando lo acquistiamo facciamo attenzione e scegliamolo di qualità.
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Francesca Mancuso