Chi passa troppo tempo su questa applicazione, rischia di incorrere in problemi ossei come la cervicale o il tunnel carpale.
La popolarissima applicazione di messaggistica istantanea può provocare problemi di salute non trascurabili
WhatApp come se piovesse. Con il partner, con gli amici, col gruppo di zumba e con la classe dei figli. Si hanno più “comitive”- ahinoi virtuali – oggi che quando si era giovani e forti. Già, perché la questione del messaggino ad ogni minuti non riguarda solo i millennials ma anche i più “attempati”, tanto che se un tizio lo abbiamo appena conosciuto la prima cosa che gli chiediamo è “ce l’hai WhatsApp?”. Eppure, quanto male ci stiamo facendo?
E questo non solo per quanto riguarda le relazioni sociali, che con gli smartphone in generale sono del tutto compromesse, ma anche per il benessere del nostro corpo.
Se la principale forma di comunicazione ad oggi è una chat, questo non potrà non avere degli svantaggi anche a livello fisico: chi passa molto tempo su questa applicazione, rischia di incorrere in problemi ossei come la cervicale o il tunnel carpale.
Diventiamo tutti storti e doloranti e non solo: è ormai acclarato che un uso smodato di applicazioni per messaggiare come WhatsApp può causare la cosiddetta “Whatsappite” e farci fare i conti con:
- dolori generali
- gonfiori
- difficoltà di movimento a particolari articolazioni
In particolar modo, ad essere danneggiate dall’uso costante dello schermo sono le ossa delle dita, così come a subire parecchi danni sono anche alcune zone della colonna vertebrale, a causa di una prolungata posizione china sullo smartphone.
Chi usa WhatsApp smodatamente, al pari dei social network, può andare incontro anche a patologie come la cervicale, la compressione dei nervi tendine, lesioni ai muscoli delle mani. Il segreto? Darsi una regolata, tornare magari alle vecchie telefonate e spronare i nostri ragazzi a fare altrettanto.
Mandare messaggini e faccine è simpatico e divertente, ma quando è l’unico mezzo di comunicazione non avete la sensazione che vi manchi qualcosa?
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Germana Carillo