Nuovi indigeni isolati scoperti in Amazzonia: divulgate le immagini inedite

Scoperta una nuova tribù indigena tra la fitta foresta pluviale amazzonica nel nord del Brasile

Quanta voglia avesse questa tribù di essere scovata lo lasciamo decidere ai posteri. Sta di fatto che erano lì, questi “indios isolados”, nell’Amazonas, lo stato più esteso del Brasile, scoperti dalla Fondazione nazionale degli indios (Funai), che però non ne ha ancora identificato l’origine etnica, tra gli affluenti dei fiumi Jutaí e Juruazinho.

Si tratta di zone di difficile accesso, tanto che la squadra della Funai, l’ente governativo brasiliano che si occupa di difendere e preservare le comunità indigene amazzonica, ha percorso più di 180 chilometri in barche fluviali, camion, motociclette su sentieri chiusi e altri 120 chilometri a piedi all’interno della fitta foresta.

Tutta una serie di azioni messe in essere per adempiere all’opera di protezione degli indiani isolati, riportata dalla spedizione di “Monitoraggio della presenza di indiani isolati nel Rio Juruazinho”, svoltasi tra il 16 luglio e il 1° agosto dal Coordinamento del Fronte di protezione Ethnoambiental Vale do Javari (FPEVJ), attraverso il suo servizio di protezione in Eirunepé-AM.

In quella stessa regione sarebbero stati identificati almeno 11 popoli indigeni isolati, ma si stima che il numero sia più grande e possa raggiungere le 16 comunità.

Le immagini, scattate durante una spedizione nel 2017, mostrano un gruppo di 16 indigeni. Alcune riprendono un membro della tribù che cammina con arco e frecce, un’abitazione nota come “maloca” e una piantagione. Altri membri della tribù possono essere visti camminare nella giungla vicino alla radura.

L’agenzia fa sapere che i suoi esperti hanno percorso oltre 300 km nella riserva Vale do Javari, tra Colombia e Perù, per raggiungere il luogo della scoperta. La missione era partita perché era quasi certi che alcuni bracconieri stessero minacciando la tribù. Secondo Funai ci sarebbero almeno altre 16 altre tribù nella stessa aerea rimaste incotattate.

“L’isolamento spesso è dovuto a esperienza traumatiche, nate dal contatto con il mondo esterno. Solo un anno fa, per esempio, almeno dieci indigeni sono stati uccisi dai cercatori d’oro illegali. Se queste persone avessero voluto entrare in rapporto con noi, avrebbero cercato di comunicare”, ha spiegato Bruno Pereira, coordinatore degli studi sui gruppi isolati del Funai.

Il responsabile della spedizione ha sottolineato: “Abbiamo filmato queste scene per confermare l’esistenza di questi indigeni in modo tale da poterli proteggere”.

E speriamo rimangano effettivamente queste le intenzioni.

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Foto cover: la spedizione nel Rio Juruazinho

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