Ecco come i monaci buddhisti realizzano un mandala di sabbia passo passo

La magia dei mandala di sabbia arriva nel profondo sud e in una cornice d’eccezione, il Castello Aragonese di Reggio Calabria. Una cerimonia antica e suggestiva per realizzare il simbolo spirituale e rituale che rappresenta l’universo e aiuta a meditare, grazie all'antica sapienza dei monaci buddhisti

La magia dei mandala di sabbia arriva nel profondo sud e in una cornice d’eccezione, il Castello Aragonese di Reggio Calabria. Una cerimonia antica e suggestiva per realizzare il simbolo spirituale e rituale che rappresenta l’universo e aiuta a meditare, grazie all’antica sapienza dei monaci buddhisti.

Non solo una forma d’arte, ma una delle massime espressioni della tradizione spirituale del Tibet. Ritorna a Reggio Calabria il tour dei monaci buddhisti grazie a una iniziativa promossa dall’Istituto Thubten Shetrub Lin di Reggio Calabria in collaborazione con l’Istituto Samantabhadra di Roma e con il Monastero tibetano buddhista Gaden Jangtse Tsawa Khangtsen.

Una settimana dedicata alla realizzazione di un mandala di sabbia seguendo una pratica speciale chiamata dul-tson-kyil-khor, che letteralmente significa “mandala di polvere colorata”. In passato, la creazione dei mandala poteva comprendere anche l’utilizzo di pietre preziose, come i lapislazzuli, che venivano scelti per il colore azzurro, i rubini per il rosso e così via.

“Vogliamo aiutare i monaci a diffondere la loro cultura millenaria che ultimamente si tende a celare. In una tavola di compensato,i monaci disegnano in una sola notte, una figura geometrica utilizzando soltanto una corda, una matita e una riga”, spiega Anna Stella Chirico, presidente dell’Istituto Thubten Shetrub Lin di Reggio Calabria.

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“I tre monaci hanno tracciato un disegno che rappresenta l’universo e la nostra mente divina. Forme poi ricoperte in ogni piccola parte con minute sabbie colorate di origine minerale. Prima di iniziare la costruzione del mandala che alla fine sarà tridimensionale, i Lama fanno un rito di consacrazione per la purificazione delle energie negative presenti nel luogo fisico”, continua la presidente.

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I Lama ospitati nella città dello Stretto provengono al Monastero di Gaden, ricostruito in India dopo l’invasione del Tibet da parte della Cina avvenuta negli anni ’50 del secolo scorso, con la distruzione di oltre 3000 monasteri, tutti contenenti documenti e opere d’arte preziosissimi. Questi erano infatti prodotto di oltre 1200 anni di cultura buddhista e di ricerca spirituale che, nel “tetto del mondo”, è stata il focus di un popolo per il quale la spiritualità è stata, ed è, base e fulcro dell’esistenza.

Il monastero di Gaden si trova ora a Mundgod (nello stato del Karnataka) e ospita circa 2000 monaci, alcuni dei quali sono attualmente impegnati in un tour in tutta Europa allo scopo di portare un messaggio di pace e diffondere le molteplici sfaccettature tradizionali dell’antica cultura tibetana, che si sta purtroppo tentando in vari modi di far estinguere, per distruggere l’identità nazionale del popolo tibetano.

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“Con il rituale di realizzazione del mandala – affermano i responsabili dell’Istituto Thubten Shetrub Lin – accompagnato dai suoni dei mantra, delle recitazioni dei monaci e dei caratteristici strumenti rituali, i visitatori reggini verranno trasportati in un’atmosfera peculiare, permeata di spiritualità e bellezza”.

“Imparando ad apprezzare questa diversa cultura si potrà sensibilizzare la cittadinanza verso le difficili condizioni in cui versano i monaci, come anche i Maestri con grandi realizzazioni, tutti impegnati, nonostante le immense difficoltà, in percorsi di studio e meditazione davvero ardui e basati da una grande compassione verso tutti gli esseri”.

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Ecco il mandala finito:

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La cerimonia di dissoluzione del mandala

Una volta ultimato, in una cerimonia molto partecipata, il mandala è stato distrutto completando cosi il suo ciclo tanto simile alla vita: creazione (nascita), realizzazione (crescita) e dissoluzione (morte). Le polveri derivanti sono state poi regalate come simbolo di benedizione e buon auspicio.

“Il mandala – chiosa Chirico – è un simbolo di purificazione spirituale ed energetico, che con il suo rituale vuole eliminare energie negative presenti nel luogo fisico, e non sembra un caso che questa volta la sua realizzazione sia stata fatta nelle stanze in cui le persone, provocavano e subivano sofferenze di tutti i tipi, appunto le prigioni del Castello”.

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Guarda il video:

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Dominella Trunfio

Foto: Aurelia Arito e Dominella Trunfio

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