A Chernobyl un lupo ha superato la zona di esclusione. Pericolo geni mutanti?
Per la prima volta gli scienziati hanno rintracciato un lupo che ha lasciato la zona radioattiva di Chernobyl
Una zona radioattiva che, scherzo del destino, è diventata una vera e propria riserva naturale. È accaduto a Chernobyl, dove la Zona di esclusione, la Cez, completamente interdetta agli uomini, è diventata l’habitat di una buona fetta di fauna selvatica. Ma cosa succede se uno degli animali si allontana? È rischio geni mutanti?
Se lo stanno chiedendo i ricercatori della University of Missouri-Columbia, che hanno osservato per la prima volta un lupo grigio allontanarsi per più di 300 chilometri proprio dalla zona di esclusione di Chernobyl.
Il disastro nucleare di Chernobyl del 1986 ha lasciato un paesaggio altamente tossico, ma nei 30 anni trascorsi si sono visti continuamente piccoli segni di recupero della natura. Con i suoi circa 4.300 chilometri quadrati, la zona è ancora considerata troppo contaminata per essere abitabile, ma alcuni animali selvatici sembrano godere proprio della mancanza di interferenze delle attività umane (in particolare i lupi grigi sono fioriti: la popolazione supera 7 volte quella di residenti in altre riserve naturali).
Ma ora pare che alcuni animali stiano spingendo i confini della zona, in particolare questo giovane lupo grigio maschio che si sarebbe avventurato a circa 369 chilometri dalla sua tana.
Era il 2015 quando gli studiosi americani rintracciarono nella porzione bielorussa della Cez 14 lupi, 13 adulti con età superiore ai 2 anni e un esemplare più giovane di età compresa tra 1 e 2 anni. A tutti fu applicato un radiocollare per monitorarne gli spostamenti ed è così che gli studiosi hanno capito che il giovane esemplare in 21 giorni è finito a oltre 300 chilometri di distanza dalla zona di esclusione di Chernobyl. L’ultimo segnale del radiocollare è stato inviato mesi dopo essersi sganciato automaticamente dal lupo, per cui gli studiosi non sanno che fine abbia fatto (non sanno se il collare ha funzionato male, o se il lupo è morto mentre lo indossa ancora, lontano dal Cez).
È questa la prova, a conti fatti, che c’è effettivamente la possibilità che geni mutanti si diffondano tra le popolazioni animali al di fuori della zona di esclusione? Gli esperti dicono che al momento non c’è motivo di preoccuparsi, anzi “è ragionevole presumere che eventi simili stiano accadendo anche per altre specie animali”.
Per di più, secondo i ricercatori, con episodi simili non solo potremmo imparare di più su come la ricaduta nucleare abbia influito sulla fauna selvatica, ma si potrà anche rivelare come le mutazioni genetiche potrebbero far parte della più ampia popolazione animale, sebbene la “mole” di mutazioni che c’è stata è ancora un’altra questione controversa tra gli scienziati.
Ironicamente il ricercatore Michael Byrne ha concluso così “i lupi da noi monitorati avevano tutti quattro zampe, due occhi e una coda, e non erano di un verde acceso”. Quel che è certo è che non si hanno tuttora dati concreti su come questi lupi potrebbero differire geneticamente da altre popolazioni.
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Germana Carillo
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