La Luna ci allunga le giornate. 1,4 miliardi di anni fa un giorno sulla Terra durava solo 18 ore e “solo” perché il nostro satellite era più vicino
La Luna ci allunga le giornate. 1,4 miliardi di anni fa un giorno sulla Terra durava 18 ore e “solo” perché il nostro satellite era più vicino.
L’incredibile scoperta è opera di un gruppo di ricerca guidato da Alberto Malinverno dell’Osservatorio Lamont-Doherty della Columbia University e da Stephen Meyers dell’Università del Wisconsin-Madison (Usa).
Anche se ancora non abbiamo trovato forme di vita simili alla nostra su altri pianeti, non siamo soli nell’Universo. Il movimento terrestre non è “autonomo”, ma dipende dagli astri vicini. Questo perché i corpi celesti nello spazio, a causa della loro massa, esercitano sugli altri delle forze, prima tra tutte la forza gravitazionale ossia la forza di attrazione che impedisce al nostro pianeta, ad esempio, di allontanarsi dal Sistema Solare e che dipende dalla distanza tra i corpi.
Ma se qualcosa cambia in questi delicati equilibri non può restare tutto com’è: può variare anche il moto di rotazione della Terra intorno a se stessa e persino quello intorno al Sole, quindi la distribuzione delle ore diurne sul nostro Pianeta. Queste oscillazioni sono note come cicli di Milankovitch.
Possibile? Sì ed è accaduto, anche se si parla di cicli di milioni di anni, quindi per noi impossibile da apprezzare. Per dimostrare queste variazioni, infatti, i ricercatori hanno utilizzato un metodo statistico sviluppato da Meyers nel 2015 per tutt’altro scopo.
In questo modo sono riusciti a combinare la teoria astronomica con l’osservazione geologica (astrocronologia) per “vedere” il nostro passato, ricostruire la storia del sistema solare e ottenere informazioni sui cambiamenti climatici.
Lo studio ha preso in esame in particolare alcuni sedimenti accumulati sul fondo dei mari nel corso dei millenni: da queste analisi e con l’ausilio del metodo statistico, Meyer e Malinverno hanno tracciato i cambiamenti climatici dei secoli passati, dimostrando che ci sono stati lunghi periodi piovosi alternati ad altrettanti periodi più secchi.
Ma soprattutto hanno concluso che tali cicli sono rimasti influenzati dalla precessione terrestre, il movimento che compie l’asse quando il nostro Pianeta ruota su se stesso, come fa una trottola in movimento.
“Una delle nostre ambizioni era usare l’astrocronologia per raccontare il tempo nel passato più remoto, in modo da sviluppare scale temporali geologiche molto antiche – spiega Meyers – Volevamo studiare rocce che hanno miliardi di anni in un modo paragonabile a come studiamo i processi geologici moderni”. E sembra proprio che ci siano riusciti.
Attualmente il movimento di precessione terrestre è molto lento: l’asse di rotazione terrestre ruota infatti intorno alla perpendicolare al piano della sua orbita con un ciclo di 25.800 anni. Lo studio dimostra invece che 1,5 miliardi di anni la precessione era più breve, con la Luna più vicina alla Terra. In queste condizioni una giornata durava 6 ore in meno rispetto ad ora.
Conclusione: la Luna ci allunga le giornate. E chissà, magari tra milioni di anni i nostri discendenti non potranno più ammirarla per troppo tempo nel cielo. E dovranno usare altre Muse ispiratrici per scrivere le loro poesie.
Il lavoro è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
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Roberta De Carolis