Le manguste hanno il pelo lucente con zampe corte e il muso affusolato, ma non lasciatevi ingannare dal loro aspetto perché questi mammiferi sono abili predatori. Su di loro, i ricercatori dell’Università di Bristol hanno scoperto qualcosa di sorprendente, ovvero che ricordano gli amici che li hanno aiutati e poi li ricompensano alla prima occasione.
Le manguste hanno il pelo lucente con zampe corte e il muso affusolato, ma non lasciatevi ingannare dal loro aspetto perché questi mammiferi sono abili predatori. Su di loro, i ricercatori dell’Università di Bristol hanno scoperto qualcosa di sorprendente, ovvero che ricordano gli amici che li hanno aiutati e poi li ricompensano alla prima occasione.
L’ennesima dimostrazione che molte specie sono in grado di fare delle cose che un tempo si pensava appartenessero solo al genere umano. Le manguste nane ricordano se un compagno di gruppo le ha aiutate e finiscono poi per restituire il favore.
Le manguste vivono nel continente africano, ma alcune specie si trovano anche nella penisola iberica e parte dell’Asia meridionale. Sono mammiferi per lo più terrestri, ma alcune varietà hanno abitudini semi-acquatiche e sono dei predatori onnivori che si nutrono di roditori, uccelli, rettili, rane, insetti e vermi.
Di solito la mangusta nana (Helogale parvula) vive in un gruppo formato da 30 con una rigida gerarchia che prevede che ci sia una coppia dominante. Tutti contribuiscono ad allevare i cuccioli e proteggere l’un l’altro dai predatori.
Sono insomma animali sociali, ma ciò che ha sorpreso di più i biologi è che non solo queste creature ricordano quando gli altri li aiutano, ma ricompensano anche il loro aiutante, anche dopo che è trascorso molto tempo.
“Gli animali si aiutano tra di loro, questo è risaputo. Ma è la prima volta che proviamo che le manguste sono in grado di scambiarsi favori anche dopo molto tempo”, spiega nello studio Andy Radford della School of Biological Sciences di Bristol e autore senior.
Fino ad adesso, infatti, questo tipo di comportamento si verificava solo nei primati.
“Abbiamo studiato il loro comportamento osservandoli da vicino, sono animali abituati alla presenza dell’uomo, quindi non c’è stata alcuna sperimentazione in cattività”, dice l’autrice principale dello studio, Julie Kern.
Ovviamente lo studio è durato parecchio tempo, ma i ricercatori hanno assistito a questo tipo di comportamento diverse volte, ma per averne la conferma il team ha attuato un piano particolare. Hanno osservato il gruppo mentre era in cerca di cibo e hanno notato che il singolo esemplare che veniva aiutato nella caccia dopo parecchio tempo in qualche modo ricambiava il favore, procacciando per lui o aiutandolo in altro modo, per esempio nella pulizia del pelo.
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Dominella Trunfio