I cibi cosiddetti “senza glutine” non ne sarebbero privi al 100%. La conferma in una nuova ricerca. Ecco come i celiaci devo stare attenti.
I cibi cosiddetti “senza glutine” non ne sarebbero privi al 100%. La conferma in una nuova ricerca. Ecco come i celiaci devo stare attenti.
Ancora una volta si torna a parlare di dieta senza glutine. Seguire uno stile alimentare che escluda questo elemento senza in realtà soffrire di celiachia è diventata per molte persone una moda, ma un nuovo studio rivela che la maggior parte dei cibi “senza glutine” non ne è effettivamente priva, a danno di chi è davvero celiaco. I cibi cosiddetti “senza glutine” non ne sarebbero privi al 100%.
Evitare il glutine è diventato un po’ una mania della dieta negli ultimi due anni, ma solo l’1% dell’intera popolazione ha in realtà una buona ragione per evitarlo: la celiachia. Da questo assunto sono partiti alcuni ricercatori che in uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition hanno voluto dimostrare che le persone che seguono diete gluten-free consumano in realtà molto più glutine di quanto pensino, in quantità sufficienti da poter innescare sintomi e danni intestinali.
Se rimane annosa la questione se una dieta senza glutine sia vantaggiosa o no per chi celiaco non è, in questa nuova analisi si tenta di capire se, di contro, le persone realmente affette da celiachia evitano in tutto e per tutto il glutine a tavola. Basti pensare che, secondo i dati, una persona celiaca potrebbe risentire dei sintomi tipici della malattia già con un consumo di soli 50 milligrammi, quando in media con un’alimentazione normale si consumano tra i 5 e i 15 grammi di glutine al giorno.
La quantità di glutine consumata dalle persone con diete presumibilmente prive di glutine, insomma, può in realtà facilmente superare le quantità oltre le quali si potrebbero scatenare problemi per chi soffre effettivamente di celiachia.
“Alcuni biomarcatori surrogati di ingestione di glutine indicano che molte persone che seguono una dieta priva di glutine consumano regolarmente glutine sufficiente a scatenare i sintomi e perpetuare il danno istologico intestinale”, spiegano i ricercatori, anche se non è ancora chiaro come ciò potrebbe accadere.
Le persone che sostengono di seguire diete prive di glutine hanno dinanzi a loro prodotti contrassegnati come senza glutine ma non esattamente precisi nella etichettatura?
Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno svolto una meta-analisi sui dati di due studi differenti e, per stimare il consumo di glutine, hanno valutato la quantità di peptidi immunogenici del glutine (Gip), cioè i prodotti di degradazione del glutine non digeribili nei campioni di feci e di urine dei partecipanti agli esperimenti.
Quello che è emerso è che generalmente i celiaci consumano fino a circa 200 milligrammi di glutine al giorno. Più precisamente i ricercatori hanno stimato una media di 150/400 milligrammi utilizzando il test delle feci e 300-400 milligrammi con il test delle urine: numeri che, quindi, superano di molto il limite giornaliero raccomandato per chi è affetto da celiachia.
Tutto ciò a significare il fatto che molte delle persone che dovrebbero seguire una dieta 100% senza glutine, in realtà, possono trovare anche quel tanto che basta di glutine capace di provocare sia danni intestinali che potenziali effetti collaterali.
I ricercatori si riservano ulteriori ricerche, soprattutto per capire da dove provenga questo glutine “nascosto”: probabilmente, con la stessa rapidità con cui è esplosa la tendenza al gluten-free, così le aziende hanno frettolosamente rimosso il glutine dalle loro etichette, dimenticando gli effetti che si potrebbero ripercuotere su chi è effettivamente celiaco.
Come fare, allora, per aggirare le etichette ingannevoli?
L’Associazione Italiana di Celiachia mette a disposizione una guida per conoscere quali sono i prodotti permessi, quelli a rischio e quelli vietati.Inoltre, generalmente, oltre a leggere le etichette, si consigliano tre metodi per individuare gli alimenti senza glutine:
- Quell’alimento deve comparire nel prontuario dell’AIC, aggiornato ogni anno. Qui l’app da scaricare;
- l’alimento deve necessariamente riportare la scritta senza glutine (o Gluten Free). Non bisogna lasciarsi ingannare da scritte come “no glutine” oppure “non contiene glutine”:
- la confezione deve anche riportare il simbolo della spiga barrata, che garantisce il prodotto senza glutine.
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Germana Carillo