Le zanzare vivono in caotico mondo olfattivo all'interno del quale individuano la preda. Il merito è delle loro antenne, gli organi responsabili del loro sofisticato senso dell'olfatto. Fino a ora non si sapeva esattamente da cosa fosse attratta una zanzara ma un nuovo studio lo ha scoperto utilizzando un paio di calzini non proprio profumati
Le zanzare vivono in caotico mondo olfattivo all’interno del quale individuano la preda. Il merito è delle loro antenne, gli organi responsabili del loro sofisticato senso dell’olfatto. Fino a ora non si sapeva esattamente da cosa fosse attratta una zanzara, ma un nuovo studio lo ha scoperto utilizzando un paio di calzini non proprio profumati.
Ironia a parte, l’esperimento è serio e lo studio cerca di fare luce su questi meccanismi per cercare di ridurre il numero di bambini colpiti dalla malaria.
I ricercatori hanno scoperto che i piccoli infettati dal parassita del Plasmodium malariae producevano particolari odori tramite la pelle che li rendevano più attraenti per le zanzare rispetto ai bambini non infetti.
Lo studio, condotto da ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, Wageningen University & Research, Rothamsted Research, International Center of Insect Physiology ed Ecology e Cardiff University, ha identificato per la prima volta questa impronta chimica unica, aprendo la possibilità di sviluppare un sistema per attirare le zanzare lontano dalle popolazioni umane.
La ricerca ha esaminato un gruppo di studenti nel Kenya occidentale dando loro un paio di calzini da indossare durante la notte. In questo modo avrebbero avuto il tempo di assorbire il loro odore corporeo. I ricercatori hanno scoperto che le zanzare Anopheles erano molto più attratte dalle calze dei bambini con la malaria ed erano meno interessate alle calze portate dai piccoli che erano stati curati dall’infezione. Inoltre è stato scoperto che i bambini con qualsiasi stadio di infezione da malaria erano più attraenti per la zanzara.
Quest’ultima è la principale responsabile della trasmissione della malaria nell‘Africa sub-sahariana.
La fase successiva dell’esperimento è stata progettata per comprendere il meccanismo alla base di questa maggiore attrattiva. Sono stati raccolti campioni di odori di 56 bambini kenyoti e allo stesso tempo i ricercatori hanno individuato il numero di parassiti della malaria che ciascun bambino aveva nel sangue.
I campioni sono stati analizzati mediante gascromatografia, un metodo che separa e quantifica diversi composti, per rivelare le differenze in base al numero di parassiti. Oltre ad analizzare le sostanze chimichepresenti nei campioni di odore dei piedi, è stata testata la risposta delle zanzare Anopheles collegando le loro antenne – il “naso” – ai microelettrodi che misuravano la risposta delle cellule nervose, dicendo ai ricercatori quali sostanze chimiche fossero importanti per gli animali.
Questa sequenza di esperimenti ha mostrato che diversi composti noti anche come aldeidi, venivano rilevati dalla zanzara e prodotti in quantità maggiori dai bambini con la malaria rispetto a quelli non infetti. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che i bambini infetti con una maggiore densità di parassiti della malaria nel sangue emettevano una quantità maggiore di aldeidi, creando un odore più forte.
La dottoressa Ailie Robinson, che ha lavorato a questo progetto per il suo dottorato di ricerca alla London School of Hygiene & Tropical Medicine, ha spiegato:
“È la prima volta che viene studiato l’odore della pelle delle persone infette dalla malaria. Abbiamo dimostrato che in esse la produzione di sostanze chimiche volatili chiave da parte della pelle è alterata e questo nuovo odore ‘infetto’ sembra essere più attraente per le zanzare”.
Il professor James Logan, ricercatore senior della London School of Hygiene & Tropical Medicine, ha aggiunto:
“Questi innovativi risultati saranno fondamentali per lo sviluppo della nostra ricerca sulla malaria. Il prossimo passo sarà capire come i parassiti cambiano l’odore, a livello molecolare, e sviluppare nuove esche per le zanzare”.
La ricerca è stata pubblicata su Pnas.
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