Terre rare: trovate enormi riserve nei fondali del Giappone

Terre rare, il Giappone ne è ricchissimo. Secondo una recente ricerca, i ricercatori giapponesi hanno mappato vaste riserve di terre rare in acque profonde, sufficienti a soddisfare la domanda globale

Terre rare, il Giappone ne è ricchissimo. Secondo una recente ricerca, i ricercatori giapponesi hanno mappato vaste riserve di terre rare in acque profonde, sufficienti a soddisfare la domanda globale.

Il deposito, che si trova all’interno delle acque del Giappone, conserva oltre 16 milioni di tonnellate di elementi necessari a costruire prodotti high-tech, dai telefoni cellulari ai veicoli elettrici.

Lo studio condotto in collaborazione da Yutaro Takaya, ricercatore della Waseda University e Yasuhiro Kato dell’Università di Tokyo, è stato pubblicato martedì dalla rivista Scientific Reports.

In una zona campione dell’isola di Minami Torishima (circa 1.900 chilometri a sud-est di Tokyo), il sondaggio del team ha stimato una richezza di materiali tali da soddisfare 730 anni di domanda globale di disprosio, elemento usato nei magneti per veicoli ibridi, ma anche 780 anni di applicazioni per l’ittrio, utilizzato nei laser e 620 anni di fornitura di europio e terbio 420, utilizzati nei composti fluorescenti e nelle celle a idrogeno.

In particolare, è stata confermata l’esistenza di un’area di concentrazione delle terre rare molto elevata nel nord-ovest. Si è scoperto che disprosio, terbio, europio e ittrio, che sono particolarmente importanti per le industrie avanzate, corrispondono a 57 anni, 32 anni, 47 anni e 62 anni di consumo mondiale oggi. Ma se si considera tutta l’area totale pari a circa 2.500 kmq, la quantità di risorse supera i 16 milioni di tonnellate, con un enorme potenziale di risorse di terre rare.

minamitori island

La presenza delle terre rare sul fondo del mare al largo dell’isola giapponese era già nota dal 2012 ma per la prima volta ne è stato stimato il volume. 6 anni fa lo sfruttamento commerciale sembrava impossibile ma adesso la ricerca svela che la prospettiva non è poi così lontana. Il team ha infatti sviluppato un metodo efficace per separare gli elementi preziosi dagli altri nel fango.

Le riserve dell’area offrono “un grande potenziale come giacimenti minerari per alcuni degli elementi più importanti nella società moderna”.

Oggi, si fa affidamento sorpattutto sulla Cina per le terre rare, visto che produce la maggior parte degli elementi disponibili sul mercato. Tuttavia, Pechino ha gravemente limitato le esportazioni di questi prodotti in momenti di tensione diplomatica.

Abbiamo rivelato che esistono enormi risorse di terre rare. Inoltre, siamo riusciti a stabilire una tecnologia per la raccolta selettiva di minerali concentrati nelle terre rare” dice Yutaro Takay

Un enorme patrimonio ancora sepolto sotto le acque del mare. Speriamo che resti tale e che non sia l’ennesima occasione di sfruttare la Terra solo per le nostre mire tecnologiche.

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Francesca Mancuso

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